Ogni report sullo stato del vino è ormai da rifare

Ogni report sullo stato del vino è ormai da rifare

Chiunque si occupi del settore vinicolo aspetta il report sullo stato del vino dell’anno precedente. Per forza di cose, i rapporti del 2019 riguardavano produzione e mercato del 2018, così come quelli del 2020 riguardano la situazione dell’anno scorso.

Il 2020 ha distrutto anche i report

Ma questo è un anno in cui il mondo si è fermato, anche se a velocità diverse, e tutte le statistiche ed i rapporti degli anni passati non sono confrontabili con quanto è accaduto quest’anno.

Uno dei report più importanti in merito è quello dell’OIV, l’Organizzazione Internazionale Vini, presentato il 22 aprile in video call dal direttore generale Pau Roca; ci sono i soliti dati sulla produzione e sul commercio. Potete scaricare il report da questo link. Sono presenti le informazioni sui maggiori esportatori ed importatori.

Roca dice espressamente a Wine Economist che quei report sono solo degli specchietti retrovisori su un mondo che non esiste, almeno per quest’anno. Saranno utili fra due o tre anni, quando la situazione, non solo del vino certo, si sarà stabilizzata. Quando i parametri saranno confrontabili con quelli degli anni precedenti.

E soprattutto, le nazioni più attive nel mercato del vino, Italia, Francia, Spagna, USA, sono state colpite duramente. È una cosa che nessun rapporto sullo stato del vino poteva prevedere, non si tratta della flessione di un solo mercato, ma di tutti. Non è un calo della produzione dovuto ad una malattia, ad esempio, o a cause ambientali.

Il mercato del vino cambierà del tutto

C’è poi un fattore importante, ossia la maturità di certi mercati rispetto ad altri. Se in una normale economia, quella pre-Covid19, le differenze fra i mercati non contavano molto, adesso la differenziazione dei canali di vendita acquista importanza. Gli USA ad esempio sono riusciti a ridurre le perdite grazie alle vendite off-premise, ossia al di fuori dei soliti canali. Bar, ristoranti e alberghi, chiusi per mesi, non hanno acquistato vino perché non potevano venderne. Ma l’e-commerce lì è più sviluppato, così come l’uso delle carte di credito, ed in parte questo ha compensato qualche perdita.

In Europa invece l’importanza del mercato online è ancora trascurabile, seppure in crescita. La trasformazione dei mercati si giocherà tutta su questo punto. Le aziende più piccole, che negli anni hanno creato una propria rete di clienti appassionati, sono riuscite a portare fuori cantina qualche cassa di vino in più. Una cosa che le grandi cantine non hanno potuto fare, a meno di non aver già sviluppato un e-commerce solido.

Per questo mi domandavo in questo post come mai un’azienda importante come Mionetto, avesse deciso solo ora di creare il proprio e-commerce. Potrebbe essere tardi per diminuire le perdite di chi si adegua lentamente, e comunque servirà loro un sacco di lavoro.

La crisi accelererà anche questi processi, quindi. Occorrerà tenere conto di nuove tendenze, dovute soprattutto ai nuovi canali di vendita. Ad esempio anche i nuovi contenitori avranno una importanza nello sviluppo del mercato del vino dei prossimi anni. Oppure nuovi modelli di business, come ad esempio uno sviluppo veloce del sistema dei wine club.

Sicuramente i report sullo stato del vino del 2021 dovranno tenere conto anche di altri fattori.

La crisi non ha fermato la produzione, ma il mercato; tutte le strategie di ripartenza ed i report sullo stato del vino dovranno concentrarsi di più su questo punto.

Photo by Steve Johnson on Unsplash

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