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3 strategie per l’enoturismo digitale

Il mercato globale del turismo nel 2017 è valutato attorno a 1330 miliardi di $, quasi il doppio di quanto registrato nel 2016; in Italia il solo settore dell’enoturismo è riuscito ad intercettare nel 2016 quasi 14 milioni di presenze, per un totale attorno ai 3 miliardi di €.

In Italia il vino viene prodotto praticamente in ogni provincia, le aziende vinicole stanno iniziando a diventare meta interessante per l’enoturista ed il wine lover.

I player dominanti nel turismo sono aziende digitali come Booking.com ed Expedia, che sono anche le principali fonti che vengono visitate prima di intraprendere una vacanza. Insieme a Kayak, Trivago e TripAdvisor, costituiscono il primo passo per la programmazione di un viaggio.

Così, abbiamo tre punti fondamentali da dove partire per impostare una strategia che porti un maggior numero di visitatori in cantina: il numero di turisti, come questi programmano la vacanza, la presenza di regioni vinicole di pregio.

E la strategia deve necessariamente passare per gli strumenti digitali. Non per forza tutti insieme: ogni cantina, ogni regione, ogni Strada del Vino, dovrebbe usare quelli più pertinenti ai propri obiettivi ed al proprio territorio.

Ma qualunque strumento vogliate usare, tenete presenti questi tre punti:

1 – Dati e non opinioni

Se ci sono persone che girano per le vigne è fondamentale analizzare i dati relativi alle loro preferenze, alla loro capacità di spesa, al numero di giorni di vacanza, alle tipologie di vino più gradite.

Non basta fermarsi ai dati più ovvi, ma occorre muoversi lungo la ‘coda lunga‘, ossia tutte quelle attività correlate al turismo nella propria regione. Leggetevi cosa dice Paul Mabray in proposito.

Quindi sapere quanti di coloro che visitano una grande città poi si sposterebbero in una visita di una giornata in cantina, quali sono i monumenti ed i posti di interesse attorno alla propria azienda vinicola e come sono posizionati nelle ricerche in Rete, sono altri dati che possono fornire incroci interessanti per catturare visite reali. Insomma, i Big Data dovrebbero iniziare ad interessare anche chi si occupa di enoturismo.

2 – Enoturismo digitale

Il Web è un mazzo di carte che viene rimescolato di continuo, ed i contenuti datati vengono presto scartati.

Oltre al sito web, c’è Google My Business ad esempio, che può essere un’opzione interessante e gratuita.

I social, naturalmente, anche se regalare soldi a Zuck può non far piacere. Ma una buona campagna di advertising su Facebook aiuta parecchio, sempre che si siano fatti bene i compiti al punto 1.

Soprattutto però, guardate quali sono le app dedicate all’enoturismo e fatevi inserire nei loro database. Ormai la navigazione su web avviene da smartphone tramite app dedicate piuttosto che un browser, averne una tutta vostra può essere una buona idea.

3 – Retention o Acquisition?

Il titolo l’ho preso in prestito da un post su Kahuna di Ross Quintana, nei top 100 marketers della classifica di BuzzSumo e founder di Social Magnet

Cosa ci dice Ross? Che mantenere un cliente è meno costoso che trovarne di nuovi, ed una buona strategia è offrire qualcosa di nuovo ai nostri vecchi fans.

Se parliamo di digitale, naturalmente la newsletter è ancora una buona strada per avere un contatto costante, offrire contenuti in anteprima come video o recensioni.

Anche dare informazioni sugli eventi del vostro territorio può essere una buona opzione.

E per quanto riguarda i nuovi clienti, ricordatevi che il passaparola, online ed offline, è ancora il mezzo migliore per far conoscere il proprio brand.

 

Ognuno di voi può usare questi tre consigli come meglio crede, facendosi aiutare da un esperto di marketing o da un digital strategist.

Definite bene i vostri obiettivi e poi usate gli strumenti giusti, non il contrario.

Rischiate di rimetterci dei soldi e del tempo ma soprattutto rischiate di non cogliere appieno le potenzialità delle nuove tecnologie.

E questo è ancora più pericoloso.

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