Chi ha detto che il blogging è inutile? Uno dei miei post precedenti su Vino e Open Data è stato letto da Cathy, che mi ha fatto scoprire Enolytics dopo un suo commento al post.
Fatemi introdurre brevemente chi è Cathy Huyghe, per quelli che ancora non la conoscono. Scrive regolarmente su Forbes, di cui è autrice di centinaia di post sul business del vino, ed ha iniziato con il suo blog 365daysofwine con una recensione al giorno.
È l’autrice di Hungry for Wine: Seeing the World through the Lens of a Wine Glass, libro in dodici capitoli ognuno dei quali dedicato ad un vino e ad un viaggio. Scrive inoltre per riviste come The Atlantic, Wine Enthusiast, Decanter, il Washington Post, la Harvard Business Review. È tutto scritto nell’introduzione al suo libro.
Per questo sono davvero felice di averla intervistata per Web in Vigna.
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Ho iniziato questo viaggio nel vino per conoscere meglio le persone, nel modo migliore. Ora ho iniziato a spostarmi per conoscere le persone non solo a Boston, ma dovunque. Ho estrapolato la lezione che ho imparato a Boston in un contesto più vasto, globale (dall’Introduzione a Hungry for Wine)
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Cathy ha fondato una società di digital media dedicata al commercio del vino, la Red Wine Boston, e nel 2016 ha dato vita ad Enolytics, una società che si occupa di raccogliere ed analizzare i dati sul vino ed i suoi mercati.
L’intervista a Cathy
Wine Roland: Bene Cathy, tu sei una famosa giornalista di Forbes che scrive di vino, una esperta del mercato enologico, hai scritto un libro. Come è nata l’idea di una impresa digitale come Enolytics?
Cathy: Ho scritto sul vino per dodici anni, e negli ultimi quattro mi sono occupata soprattutto di business e politica dell’industria del vino proprio su Forbes online.
Il mio interesse particolare era sulla tecnologia e l’innovazione digitale nel vino, così mi sono presa la briga di vedere cosa stesse funzionando in questo ambito e cosa no, e dove ci fosse una possibilità di miglioramento. Secondo me, una opportunità era data dal comportamento del consumatore di vino, visto attraverso il crescente numero di piattaforme digitali che nel passato non esistevano. È così che Enolytics è nata.
[wc_box color=”inverse” text_align=”left” margin_top=”” margin_bottom=”” class=””]Noi aiutiamo i clienti a rispondere alla loro domanda iniziale, ossia identificare l’insieme delle caratteristiche di competitività per una certa etichetta, in accordo al prezzo ed alla zona di vendita, nei confronti del consumatore. Abbiamo consegnato loro queste informazioni e, ora che le hanno, la loro ovvia domanda successiva è sapere quanto questo li aiuti a vendere più vino. (dal sito di Enolytics)[/wc_box]
WR: Chi sono i founder, oltre te, di Enolytics?
Cathy: Abbiamo iniziato con un nucleo di tre data analyst, ed è stato quando hanno potuto lavorare con i reali dati del vino che ho realmente compreso il potenziale di Enolytics. Loro sono fantastici, ed è un piacere guardarli mentre lavorano. Tra tutti hanno più di 50 anni di esperienza nel lavoro di analisi dei dati, e sono davvero il nostro asso nella manica.
I produttori hanno bisogno di conoscere i dati
WR: Pensi che i dati siano un valore aggiunto per il wine business?
Cathy: Si. Possiamo evidenziare una città particolare o una zona particolare, e studiare i vini che i consumatorici stanno raccontando ed a cui sono interessati.
Possiamo farlo perché il dato è un oggetto digitale e, in molti casi, geo localizzato, il che significa che ogni dato registrato possiede latitudine e longitudine, il che ci rende capaci di creare una mappa di calore dell’interesse.
https://twitter.com/cathyhuyghe/status/911317261050298368
WR: Come possono i dati dare più informazioni ai produttori? Loro conoscono già molto bene le loro vigne…
Cathy: Certo, i vignaioli conoscono molto bene i loro vigneti, ed uno degli argomenti più eccitanti che andremo a studiare sono proprio i dati relativi alla viticultura. Ossia, dati che i produttori hanno accumulato nel tempo, e che sono stati usati per prendere decisioni sul momento in cui vendemmiare o potare, ed anche il guadagno di ogni viticoltore per kilo o tonnellata. Possiamo così studiare quei fattori per ogni produttore e, se appartengono ad un più largo consorzio possiamo studiarne il comportamento nella regione di riferimento. È utile avere un punto di vista storico per identificare trend e tendenze.
Come funziona Enolytics
Me: Enolytics recupera i dati da Hello Vino. Avete anche altre fonti?
Cathy: Hello Vino è stato il nostro primo partner, quando studiavamo le tempistiche delle ricerche del consumatore, che erano differenti a seconda del mercato. Il primo progetto fu, naturalmente, incredibilmente prezioso per poter capire come funzionava l’analisi dei dati del vino.
Da allora, abbiamo costruiro la nostra rete di data partners, e coltiviamo continuamente relazioni con le piattaforme che sono focalizzate sia sul lato del consumatore che su quello del commercio. Le considero il nostro ecosistema, ed ognuna di esse ha una personalità unca ed un ruolo unico. Se pensiamo ai consumatori del vino come ad un puzzle, ogni sorgente di dati contribuisce ad un pezzo unico della figura. Più pezzi abbiamo, più chiaro e comprensibile sarà il risultato finale.
Me: Chi sono i vostri clienti?
Cathy: Noi lavoriamo con produttori individuali, imprese del vino ed organizzazioni di commercio. È una base molto dinamica di clienti, emozionante e stimolante.
Me: Ho visto il vostro report Wine O’ Clock di settembre 2016, ma non ne ho trovati altri. Come mai?
Cathy: La ricerca che abbiamo fatto per Wine O’Clock è stata per un cliente specifico, così naturalmente i risultati appartengono a loro, e non viene venduto al pubblico. Abbiamo avuto intenzione di fare degli studi generalizzati attorno ad una particolare varietà per esempio, e qualcosa da sviluppare nel prossimo futuro.
Il futuro del Wine Data
Me: In una scala da 1 a 10, quanto è attualmente l’interesse del mondo del vino riguardo all’analisi dei dati?
Cathy: Allo stato attuale, direi tra 6 e 7. Certamente non tutti la comprendono ancora, oppure non vedono cosa possa fare per loro. Ma c’è una certa curiosità e la volontà di assistere alle nostre dimostrazioni del concetto. Stiamo provando a fare qualcosa di diverso, qui, così abbiamo bisogno solamente di casi di studi ed esempi di come le nostre ricerche vengono applicate con successo. Più progetti abbiamo, più possiamo progredire.
Me: Nella mia intervista a Paul Mabray, mi ha detto quanto sia complicato essere focalizzati solo nei dati del vino per una industria tecnologica. Avete sperimentato la stessa difficoltà?
Cathy: Paul ha fatto un enorme montagna di lavoro nella sua carriera, parlando di dati e tecnologia per il vino.
Ha già superato parecchie barriere, e crediamo che ci sia ancora molto da fare, specialmente nella natura globale dei dati. Certamente abbiamo visto parecchio interesse dei produttori per far crescere la loro presenza qui negli Stati Uniti, e quello che è particolarmente emozionante è che possiamo eseguire gli stessi studi in ogni paese dove ci siano consumatori di vino.
Molti dei nostri data partners hanno una copertura globale, come l’app di Vivino, ad esempio, che è stata scaricata 24 milioni di volte in tutto il mondo. Questi sono un sacco di dati, in un gran numero di lingue, con molte possibilità in divenire.
Me: Io sono convinto che il vino sia una esperienza sensoriale, ma io sono un wine lover Italiano e romantico. Qual è il futuro dell’industria del vino, secondo te?
Cathy: Anche io sono una romantica appassionata di vino, specie quello italiano. Il vino si, è di certo una esperienza sensoriale, ed è per questo motivo che ho iniziato a scrivere di questo argomento, in primo luogo.
Il futuro a cui noi vorremmo contribuire è migliorare la comunicazione per produttori e mercato verso i consumatori. Se parlano in modo romantico di un particolare vino di una regione particolare, allora dobbiamo farlo sapere ai produttori.
Possiamo usare i dati per ascoltare quel che dicono i consumatori. Possiamo usare i dati per creare una migliore esperienza per i consumatori.
E’ questo che, sinceramente, spero che accada nel futuro.