La figura del vignaiolo è e rimarrà fondamentale nel processo di produzione del vino, perché si somma tutta l’abilità, la sapienza, la conoscenza che è stata tramandata dalle generazioni precedenti.
Quindi, che bisogno avrebbe un’azienda vinicola di usare strumenti come sensori di monitoraggio ed analisi dei dati per fare il vino?
IoT, uno strumento in aiuto al viticoltore
Come tante altre cose, un trattore, o una macchina imbottigliatrice, o un registratore di cassa, questi sono solamente strumenti che arrivano in aiuto al viticoltore nel momento in cui deve prendere decisioni importanti, o deve ottimizzare i tempi di intervento e di lavorazione.
Soprattutto nella vecchia Europa, capita spesso che i vigneti di proprietà di un’azienda vinicola non siano contigui, perché acquisiti negli anni a partire da una vigna originaria; spostarsi da un appezzamento all’altro può essere difficoltoso, soprattutto nella stagione invernale.
Sapere in anticipo cosa accade nei vari vigneti è un’informazione che fa risparmiare tempo.
Big Tech e Big Winery
Molte sono le aziende che stanno usando regolarmente la tecnologia della Internet of Things, che consente a vari oggetti e strumenti di dialogare tra loro, fornire informazioni, consentire azioni mirate.
Spetterà sempre al vignaiolo delegare, oppure no, a qualche servomeccanismo l’azione che deriva dall’analisi dei dati.
Alcuni casi possono far capire come funziona la IoT nel mondo del vino, quella che sta facendo evolvere il vigneto nella Smart Vineyard.
La Hahn Family Wines ha installato centinaia di sensori nei suoi 400 ettari di vigneto a Monterey County, California, piantati a profondità variabili da 30 cm a 1,20 metri, per misurare l’umidità del suolo e quindi la necessità di irrigazione delle viti. Visto il periodo di siccità che da anni sta facendo soffrire la California, sapere esattamente dove e quando irrigare, controllando anche la quantità di acqua, è una informazione di importanza fondamentale.
Verizon, una delle più grandi aziende di telecomunicazione mondiali, sta fornendo la tecnologia ed il know-how necessario per far dialogare i sensori con le stazioni metereologiche installate tra i filari, aumentando la conoscenza delle vigne grazie a droni che, al momento necessario, sorvolano la vigna per effettuare i dovuti controlli, rimandando le immagini al centro di controllo. Immagini e dati vengono poi elaborati, in modo da avere una visione in 3D del settore di vigneto analizzato.
Tecnologia al servizio della bottiglia
Non bisogna poi dimenticare il processo di tracciatura delle bottiglie, fondamentale quando il proprio vino viene bevuto da consumatori che possono trovarsi anche a 10.000 km di distanza.
La Thinfilm, una società norvegese, ha sviluppato un sensore NFC (Near Field Communication) da applicare sulle bottiglie, molto più efficiente ed efficace rispetto ad un RFID o ad un semplice QR-code. Con un NFC, dal costo di un paio di decine di centesimi, possono essere registrati i parametri di stato della bottiglia, ossia la sua temperatura, l’umidità, se è stata aperta e richiusa. Queste informazioni possono essere scaricate nello smartphone del consumatore finale, fornendo così una sorta di pedigree della bottiglia.
La Ferngrove Wines, società di commercio del vino basata in Australia ma di proprietà cinese, sta adottando questa tecnologia su tutte le bottiglie che transitano nei propri magazzini, soprattutto su quelle dirette in Cina, dove risulta che quasi il 70% di tutto il vino importato sia fondamentalmente falso.
La Endless Wine è una startup che sta ingegnerizzando un sistema per controllare quanto vino è rimasto sugli scaffali dell’enoteca. Quando si preleva una bottiglia, il sensore se ne accorge ed invia l’informazione ad un contatore; se la quantità rimasta è sotto una certa soglia, in funzione delle istruzioni che vengono fornite dal negoziante viene inviata una richiesta di acquisto al fornitore, distributore o cantina che sia, in modo da poter rifornire automaticamente le scorte.
Acquisire competenze tecnologiche in cantina
Non è sempre semplice, per un’azienda vinicola, un wine bar, un’enoteca, gestire le nuove tecnologie, vista soprattutto la velocità con cui queste si sviluppano.
Le società fornitrici hanno tutto l’interesse a fornire il supporto necessario ai propri clienti, proprio perché essendo tecnologie innovative, avere buoni clienti e soddisfatti aumenta il loro potere di penetrazione in un mercato che sta diventando una delle nuove frontiere del vino.
Diventeranno importanti nuove figure professionali in grado di padroneggiare sia il linguaggio del viticoltore che quello della tecnologia.
Potranno nascere nuovi mestieri con la connessione tra Iot e Vino, per aiutare il vignaiolo a comprendere cosa stia facendo il proprio partner tecnologico, per guidare il processo di installazione e manutenzione, per spiegare a tecnici ed ingegneri cosa esattamente voglia il viticoltore.
Sarà in pratica il Demand Manager del vino, colui cioè che farà da tramite fra l’azienda vinicola ed il fornitore tecnico, che fornirà i requisiti e controllerà che vengano rispettati, lavorando a stretto contatto con il Project Manager a cui sarà demandato il compito della realizzazione del progetto.
E sicuramente nasceranno anche altre nuove opportunità per coloro che sono appassionati sia di vino che di tecnologia.
Grazie per aver scritto quello che negli ultimi mesi sto analizzando e valutando…diciamo che per me sarebbe un gran bel lavoro. Come esempio non so ancora se di successo o meno c’è anche una soluzione che vede impegnata Ericsson ed altre aziende. Il progetto si chiama Connected Vineyard.
Mi fa piacere Raffaele che tu abbia apprezzato. Si, conosco il progetto di Ericsson, hanno un settore che si occupa proprio di creazione di sensori dedicati e, naturalmente, dei sistemi di monitoraggio. C’è ovviamente il (grosso) problema della idiosincrasia italiana per la tecnologia, ma credo che potrebbero nascere ottime opportunità per molte persone. Grazie ancora per leggere Web in Vigna. Un saluto
Ho parlato con dei responsabili Ericsson. Sembra che il software di gestione della vigna (Tracovino) non sia ben apprezzato dalle aziende italiane. Il trial che stanno portando avanti infatti è sulla Mosella. Il mio dubbio è… non piace perchè c’è la solita resistenza al cambiamento oppure il sw è stato creato sulle esigenze di aziende tedesche della Mosella dove la viticoltura è decisamente diversa?
Le esigenze di un vigneto sono sempre le stesse, qualunque sia il vitigno e la posizione.
Il discorso credo sarebbe davvero lungo, ma a mio modo di vedere considera che molte delle aziende vinicole italiane sono a conduzione familiare, e non hanno un grande know how tecnologico visto che sono impegnate tutto il giorno in vigna, nelle fiere, o a riempire documentazione per la Repressione Frodi. Mettersi insieme con altri produttori, per avere una massa critica più ampia, nemmeno a parlarne. Ed infine “…abbiamo sempre fatto così, non abbiamo bisogno di cambiare nulla…”. Almeno, questo è il mio parere.
Verissimo. Sopratutto l’ultima considerazione ma qualche agricoltore “illuminato” penso debba esistere e come è accadauto spesso se qualcuno si muove ed ha successo gli altri poi finiscono con aderire in fretta. Anche nel mondo del vino è capitato molto spesso. Un amico piemontese mi disse che i piemontesi sono i primi “followers”.