Grazie agli amici di Ladyoak, che ho già intervistato per Web in Vigna, ho avuto modo di entrare in contatto con Manuel Timperi, che con la sua agenzia di web marketing DirectCom fa parte del gruppo di lavoro di The New Silk Road, la nuova via della seta che verrà percorsa anche da prodotti italiani verso la Cina. Il vino è tra i primi posti.
Dalla Cina all’Italia
Il progetto nasce dal desiderio che la Cina ha di aprire ufficialmente una via, reale e digitale, per la diffusione in entrambi i sensi delle culture e dei prodotti italiani, e non solo. Il finanziamento arriva direttamente da Pechino sulla base di numerosi trattati internazionali.
In Italia le società che coordinano la forma privata di questi investimenti sono la EC Way per il project managing, China Culture Association per i contatti con gli investitori Asiatici, il team DirectCom di Manuel Timperi per marketing e comunicazione e la Ladyoak Ltd di Marcello De Santis per web e design.
The New Silk Road è un progetto globale che abbraccia diverse iniziative già in atto: Centro Arte e Cultura Cinese (la più grande struttura europea costruita in perfetto stile cinese), Italian Industrial Park (300 ettari di fabbriche donate dalla provincia di Guangdong ai nostri produttori che vogliano produrre e portare know-how agroalimentare in Cina) e infine l’enorme iniziativa in atto che prevede la selezione di tutti i produttori italiani (in gran parte vinicoli), dando loro la possibilità di essere valutati in qualità, produzione e brand. I selezionati potranno commerciare i loro prodotti in Cina (sfruttando un bacino di milioni di nuovi clienti) tramite varie forme di distribuzione, tra le quali un gigantesco ecommerce competitor di Alibaba.
Attualmente in Cina il vino francese va alla grande, il giro d’affari del vino d’Oltralpe è quasi 10 volte maggiore rispetto al nostro.
Marketing e prodotti italiani
Eppure l’Italia ha una considerazione migliore in Asia.
Secondo il punto di vista di Manuel, nel recente passato alcune iniziative di export italiane hanno scelto un posizionamento sbagliato nel mercato cinese, puntando su prodotti di qualità medio bassa, con il risultato di non essere riusciti a catturare l’attenzione del consumatore asiatico che, a differenza delle leggende urbane tanto in voga, sa scegliere bene.
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Stiamo selezionando il meglio dal nostro territorio e stavolta, ve lo posso assicurare, entreremo in pista con cilindrata e piloti superiori agli altri paesi[/wc_box]
Il progetto The New Silk Road ha, all’interno dei team che lo compongono, non solo esperti commerciali, ma anche esperti ai massimi livelli Europei in comunicazione, tourism management, agronomi e, parte fondamentale, il top del web & digital.
E’ in atto un piano di marketing e formazione proprio sul suolo cinese, operato dai nostri esperti italiani; in Cina amano l’Italia, e la presentazione organizzata lo scorso 25 aprile è stata organizzata completamente dal partner cinese con un investimento di oltre centomila euro.
Comunicazione del vino poco digitale
Purtroppo il vino sconta un modello di comunicazione piuttosto datata, nonostante sia il settore che maggiormente traina l’export italiano; seguire il mercato, che oggi è essenzialmente digitale, è ormai un dovere per ogni tipo di produttore.
Manuel poi sottolinea l’importanza del territorio, patrimonio italiano troppe volte sottoutilizzato se non addirittura guastato.
Tutti quanti parlano della bellezza dei luoghi, dei borghi antichi, dei monumenti, dei musei, ma in giro per fiere vinicole si vede raramente uno stand di promozione turistica. E’ quella che Manuel chiama ‘Sindrome di Hollywood”, enti o associazioni che credono di essere l’unico attore del film, circondato da sole comparse.
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Non ci sono grandi rivoluzioni da compiere, solo basterebbe smettere di fare promozione porta a porta, che fa perdere tempo senza raggiungere il numero di potenziali clienti e visitatori.
Ecco quindi che arriviamo al punto nevralgico, ossia la parte relativa al mondo digitale per il marketing del vino.
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Le fiere incidono del 4-5% sul business di una produzione (che sia commerciale o turistica), il marketing digitale del 30%.[/wc_box]
Raramente le aziende vinicole italiane hanno siti web con una buona User eXperience, non parliamo poi di avere un’app dedicata.
La Rete ed il vino
In questo caso specifico contano i numeri. Le aziende vitivinicole sono abituate a frequentare luoghi di aumento del prestigio e affermazione di qualità, ma dovrebbero poi unire tutto questo alla comunicazione digitale e non solo fieristica.
Il nostro gruppo accoglie un partner eccellente in questo ambito: Ladyoak Ltd (società di comunicazione web design di Marcello De Santis che si estende dall’Inghilterra fino a qui), con la sua rappresentanza ad Alghero nella persona di Nadia De Santis (creatrice di Wineapp), ormai nota per la sua esperienza nel settore. Le campagne marketing adottate per clienti sia piccoli che grandi sono le stesse del passato, storie, colori, sapori, forme, emozioni.
La nostra marcia in più è proprio la capacità di trasmettere online tutta questa tradizione e rispetto per la natura, ovunque nel mondo.
Di certo, il territorio italiano può essere un fenomenale veicolo per il marketing del vino, ma è importante saperlo mostrare nel modo giusto, con politiche che coinvolgano amministrazioni comunali, istituti d’arte, ristoranti.
E’ proprio in questo campo che la comunicazione digitale del vino può essere di aiuto, sia per la platea quasi smisurata di potenziali visitatori che si possono raggiungere (Instagram ha 500 milioni di utenti, Facebook 1 miliardo e mezzo).
Se apro un libro di Omero o Dante leggo del vino. Se ne apro uno nordico (Anello dei Nibelunghi, Cronache della Tavola Rotonda) lo stesso, e così anche per i testi Sacri. Il vino non è un dettaglio, è legato alla natura umana, e la natura umana evolve. Chi non evolve, semplicemente va contro natura: impedire al vino di sposare il web è come impedire a un libro di essere pubblicato in un dato paese per via di sciocche superstizioni.
Il progetto The New Silk Road può quindi essere una buona opportunità, non solamente per vendere il proprio vino, o far conoscere il nostro cibo, non solo per portare il territorio italiano, la nostra cultura e la nostra ricchezza storica in un paese come la Cina, ma anche per mettere in campo quell’innovazione che ancora ci manca per fare il salto di qualità.