Vinix, l’acquisto del vino dal basso

Qualunque app dedicata all’acquisto del vino fa molto uso dei canali social, così da avere un insieme di contatti con i quali condividere le degustazioni delle proprie bottiglie.

Peccato che il vino abbia già di suo un carattere sociale (e non ‘social’) che invoglia allo stare assieme fisicamente, e non solo condividere un commento o la foto di un’etichetta.

Il mercato di base del vino

Vinix, che da poco è sbarcato anche nel mondo mobile, in realtà riesce in questo difficile compito grazie al sistema basato sui gruppi d’acquisto, appassionati e winelover che si uniscono per vicinanza geografica per acquistare insieme un buon numero di bottiglie, e si incontrano per andarle a prendere dal capocordata, ossia da chi si fa responsabile del ricevimento della merce.

Il sistema consente di scendere di prezzo man mano che il numero di bottiglie prenotate aumenta. Il produttore, dal canto suo, mette in vendita cartoni del suo vino fornendo un prezzo massimo ed uno minimo, in modo completamente trasparente.

Oltre al vino si può acquistare birra, olio EVO e prodotti gastronomici.

L’ideatore di Vinix è Filippo Ronco, che ho intervistato per Web in Vigna.

Vinix nasce nel 2007, ma l’uscita ufficiale è nel 2011. Si presenta all’inizio come una piattaforma social, ma poi Filippo si inventa il meccanismo del Vinix Grassroots Market, quello che spiegavo più sopra, e il 18 gennaio 2013 si trasforma in un sistema completo di vendita in cui si incontrano produttori e winelovers, di scambio di pareri tra iscritti, e un blog dove condividere degustazioni e vini acquistati, scelti in un catalogo di circa sessanta produttori scelti accuratamente dal team di Vinix.

Equilibrio tra vignaioli e winelovers

Uno dei meriti della piattaforma è quindi di aver usato intelligentemente la tecnologia per mettere d’accordo produttori e consumatori. Mi dice Filippo:

La vicinanza tra produttori e consumatori (chiamiamoli appassionati però che mi piace di più) e tra appassionati stessi all’interno della piattaforma (ma anche all’esterno dal momento che sono numerose anche le occasioni di incontro offline) è fortissima. Il legame che si crea con un acquisto di tipo sociale va al di là del mero commercio, per chi acquista è spesso un atto di fedeltà e in qualche caso di sostegno all’azienda, tra compratori è vicinanza e in qualche caso amicizia che si è creata dopo numerosi ritiri presso i capicordata più attivi. Oltre agli eventi Vinix ufficiali annuali sono numerosissime le occasioni di incontro create dagli stessi membri dei gruppi creati su Vinix, insomma, siamo felici delle relazioni che si sono create e che si stanno moltiplicando.

Filippo è un innovatore, non c’è dubbio, soprattutto perché è stato in grado di mostrare che le tecnologie web possono fare molto soprattutto per i piccoli produttori, che trovano in Vinix un canale di vendita importante anche per volumi.

Di certo, parlare di tecnologia ad un vignaiolo non è un’impresa semplice:

Sono indubbiamente mondi molto distanti, quello della vigna tutto analogico fatto di tramonti, bruma e fatica fisica, quello del web fatto di precisione, tecnica e grandi responsabilità. Sono due mondi che però si incontrano a metà strada dove sta il genio e la creatività. La stessa piattaforma Vinix credo sia un esempio di creatività italiana e quei produttori che lo capiscono e intravedono la serietà e la cura con cui viene gestita e portato avanti questo progetto ne sposano l’idea. Alla fine quel che conta veramente per chi acquista è soprattutto il prodotto.
Noi ci occupiamo di tutti i produttori del market con la stessa cura, c’è chi ha più bisogno di assistenza sul fronte tecnico e chi è bravo a far tutto da solo ma il nostro commitment è totale verso tutti loro, come in una grande famiglia.

Disintermediazione, l’errore degli intermediari

Produttori ed appassionati trovano così nel #VGM un giusto punto d’incontro tra gusti, risparmio e guadagno. Rimangono fuori gioco, ad una prima vista, enoteche e distributori, che si sentono bypassati da piattaforme come questa, ed in generale vedono con diffidenza il commercio online che rischia di metterli fuori gioco:

In realtà, e su questo non batterò mai il chiodo abbastanza, sono loro che ci si mettono fuori. A parte l’attenzione che è stata messa in fase di progettazione della piattaforma, per la quale siamo stati attentissimi al rispetto di tutti, uscendo cioè con prezzi assolutamente in linea con i prezzi di filiera, sono numerosi i casi di enotecari o ristoratori più illuminati che partecipano attivamente alla piattaforma, ad esempio organizzando cene, degustazioni, incontri con i produttori del market. Semplicemente, alcuni hanno capito che non siamo contro qualcosa o qualcuno, che è possibile collaborare e che, soprattutto, i nostri clienti sono anche i loro più assidui frequentatori, perché si tratta di situazioni ed esigenze di acquisto differenti (dettaglio, aperitivo, varietà di scelta, ecc. in enoteca, scorte e rapporto diretto col produttore su Vinix) che non sono antagoniste, ma appartengono a punti diversi della sfera di acquisto di una persona. L’errore lo compie chi pensa (e chi avalla) l’idea secondo la quale il metodo di approvvigionamento dovrebbe essere unico e inviolabile in qualsiasi situazione e per qualsiasi esigenza. Per comprare una o due bottiglie, o assaggiare un vino, o accompagnare un pranzo, è normale andare in enoteca, al winebar, al ristorante. Per fare scorte di bottiglie e risparmiare vengo su Vinix. Sono mondi paralleli e non in conflitto. E’ un vizio tutto della filiera quello di confrontare le mele con le pere, quando per esempio si lamentano del prezzo di arrivo di una cordata da tre bancali (1500 unità circa), e su Vinix accade con qualche cordata, con quello che il produttore pratica a loro magari per 36 o 72 bottiglie nell’arco di un anno.

Legislazione carente per il commercio online

Un problema che ancora Filippo non è riuscito a risolvere, nonostante la sua caparbietà nell’affrontare e risolvere le difficoltà, è la vendita del vino ai consumatori esteri. La legislazione in merito alla vendita online risente tutta dei meccanismi del commercio offline, ed un piccolo produttore, una piccola azienda, difficilmente riescono a vendere online anche all’estero:

Stando alle normative attuali, non solo per spedire a privati all’estero occorrerebbe avere un rappresentante fiscale all’estero o quanto meno uno spedizioniere (con i relativi costi) che ne faccia le veci ma soprattutto – ed è la parte più complessa – la normativa prevede che tu debba versare l’IVA nel paese di destino della merce. Nel nostro caso vorrebbe dire che ogni produttore del nostro mercato dovrebbe aprire una posizione iva in ogni paese della comunità europea.
Ho dato una mano a facilitare l’incontro tra FIVI e istituzioni a Roma un paio d’anni fa e da lì poi è partito tutto un processo che è ora in discussione a livello europeo che speriamo sfoci in una normativa di semplificazione e soprattutto di apertura del mercato. Si marla di MOSS (Mini One Stop Shop) e di Digital Single Market, ma temo che prima del 2018 non avremo novità di rilievo. L’idea è di consentire che tutte le pratiche possano essere assolte dall’azienda a casa propria prima di spedire, e che poi la spedizione diventi una normale spedizione estera. Certo il dubbio che questo sistema sia utile a qualcuno in un’Europa che come cardine dovrebbe avere la libera circolazione delle merci oltre che delle persone, viene.

L’infrastruttura tecnologica su cui gira Vinix è abbastanza snella per ora, due server per la produzione e uno per l’ambiente di sviluppo e per tutti i test prima di passare alla produzione. L’app per dispositivi mobile è stata sviluppata grazie ad un framework integralmente autoprodotto in JavaScript dai loro collaboratori. Partner storico è HostingSolutions con cui hanno instaurato un rapporto che va al di là del semplice rapporto professionale.

Investimenti nel futuro di Vinix

Il più grosso investimento di tempo, lavoro e finanze è stata nel 2016 la realizzazione delle app iOS e Android, perché la necessità di essere mobile ready per chi fa del Web il proprio lavoro, era diventato improcrastinabile. Trasferire una cosa complessa come Vinix dentro un’app non è stata una passeggiata, ma

…adesso possiamo concentrarci sulla crescita della base utenti e, gradualmente, del catalogo produttori. Continueremo a migliorare il servizio sul fronte tecnico. Abbiamo una strategia che consente di poter ampliare progressivamente i servizi alla comunità e non è escluso che servizi legati al turismo del vino possano essere introdotti in futuro.

Ho chiesto a Filippo cosa ne pensa a riguardo delle nuove tecnologie che stanno iniziando ad affacciarsi nel mondo del vino, veicolate dai grossi big del software, dell’hardware e del network.

Io ho una visione più generale sulla questione del rapporto tecnologia e agricoltura, sia sul fronte agronomico che commerciale. Chi pensa che il mondo in cui vive resti per sempre immutabile, così come le sue regole, o sbaglia o ha il paraocchi. Si devono sempre cercare le strade per accordare il lavoro fatto, il proprio passato, i propri valori, con il futuro e le opportunità che l’evoluzione ci offre. Non capisco chi si preclude totalmente il canale diretto, che dovrebbe essere la base sulla quale costruire la vita di un’azienda, e affida tutto al proprio distributore con accordi di esclusiva. E’ sempre prudente aprirsi più canali così che se uno dovesse andar male ce ne sarà sempre un altro a parare il colpo. Allo stesso modo, anche qui nella mia città vedo incubatori dove idee di sviluppo e integrazione con il monitoraggio dei vigneti per esempio trovano difficoltà ad attecchire a causa della convinzione che la natura debba in sempre avere un rapporto di conflitto con la tecnologia. Ecco, credo che invece la tecnologia dovrebbe essere al servizio della natura ed esempi di piattaforma come la nostra vanno in questa direzione. Dobbiamo alleggerire il lavoro alle aziende, facilitare la logistica e gli incassi donandogli più tempo libero, minori seccature, più flessibilità per potersi concentrare integralmente sul proprio lavoro.
Così per me dovrebbe essere il rapporto tra produzione, commercio e tecnologie, aperto.

Innovazione e visione del futuro del vino

Per molti anni Filippo Ronco ha organizzato un evento che si chiamava Vinix Unplugged Unconference dove, partendo da un tema caldo, si creava ogni anno un’atmosfera particolare. Partecipavano davvero tutti i protagonisti dell’enomondo, e Genova vedeva riuniti per la prima volta i principali protagonisti dell’e-commerce italiano. Poi è arrivato Wine2Wine (l’anno prima che nascesse, Stevie Kim e tutti i principali collaboratori furono loro ospiti a Genova a Vinix Unplugged), con presentazione da grande evento, e quindi la VUU ha preferito chiudere.

A wine2wine ho dovuto lottare per raccontare la mia idea per 5 minuti (contavano i secondi), è un evento molto mainstream dove invitano solo nomi importanti o “chi conta” secondo loro, non so dire. Se ci fosse un bell’evento aperto, libero con idee innovative, sarei felice di partecipare oppure chissà, potremmo tornare a programmarne uno in futuro.

Ultima domanda, la questione finanziaria.

Al momento ho due piccoli soci di capitali che hanno dato una mano per la costruzione della piattaforma e la primissima fase di avvio e che potremmo chiamare “Angel Investor”. Ci sono attività aperte per l’eventuale ingresso di investitori di professione, dall’anno scorso siamo cresciuti di quasi l’80% per cui spero che a poco a poco l’interesse degli investitori ci noti.

Ringrazio Filippo della disponibilità, ed aspetto tutti voi su Vinix (dove sono iscritto anche io, naturalmente), magari per incontrarci e bere insieme un paio di buone bottiglie acquistate sul Vinix Grassroots Market.

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