Vino e Pokemon GO: da Gamification a GamiWineAction

Da venerdì 13 luglio è disponibile anche in Italia la ormai famosa, famigerata e chiacchierata Pokémon Go, l’applicazione per smartphone che ha fatto registrare download da record, oltre che aver raddoppiato le quotazioni in borsa di Nintendo.

pokemon goIn pochi giorni, l’app  ha avuto più accessi di Facebook, di Whatsapp e di Twitter, 10 milioni di download in due settimane per cercare i Pokemon in giro per le strade delle città di tutto il mondo, oltre che al raddoppio delle quotazioni in borsa della Nintendo.

Che cosa c’è dietro Pokémon Go

Due sono le tecnologie principalmente utilizzate: la AR, ossia la Augmented Reality, e la geolocalizzazione.

L’algoritmo gira nei server di Niantic, l’azienda che ha sviluppato il software, già proprietà di Google e che all’epoca si occupò di Google Earth. Niantic qualche anno fa produsse Ingress, un’applicazione social basata soprattutto sulle foto che gli utenti condividevano su Google Earth ma che non ha avuto molta diffusione. Ora Niantic è di proprietà di Nintendo, ed i vari POI in cui si trovano i Pokestop e le palestre sono in pratica gli stessi punti precedentemente creati dagli utenti tramite Ingress. Insomma, non si butta via niente.

Il software ‘deposita’ i vari Pokemon in determinate coordinate geografiche; sono i luoghi che vengono definiti POI, Point Of Interest, e sono per lo più casuali, ma fondamentali per il gioco sono altre due caratteristiche, ossia i Pokestop e le Palestre.

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I Pokestop sono luoghi dove i giocatori possono acquisire altre Poke Ball per catturare Pokemon più potenti. Si depositano poi gli animaletti catturati nelle palestre, dove dovranno essere allenati e fatti evolvere.

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Grazie all’applicazione ed alla potenza dei moderni dispositivi mobili, il giocatore che inquadra la zona attorno a se ha la possibilità di vedere, dallo schermo del suo telefonino, la presenza del tanto agognato animaletto e di catturarlo.

Bulbasaur ed il marketing

Per ora l’unica interazione ‘social’ tra i giocatori è il ritrovarsi nei punti dove si catturano i Pokemon e si accede ai Pokestop, sebbene camminare guardando la strada attraverso il proprio smartphone non sia proprio un’attività di condivisione.

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“Il numero di clienti è stato stupefacente” ha detto Tom Lattanzio, proprietario de L’inizio Pizza Bar a Long Island City, Queens. “Per tutto il giorno, dal pomeriggio alla sera e per tutto il weekend.”

Il gestore della pizzeria, Sean Benedetti, ha pagato $10 per avere dozzine di Pokémon adescati nel negozio. Sono arrivati così tanti clienti che gli incassi sono aumentati del 75%. “Avevamo gente che arrivava, si sedeva e prendeva un paio di birre, giocando con i Pokemon”, ha detto Benedetti a The Post.[/wc_box]

I luoghi dove si trovano i Pokestop sono anch’essi casuali, e situati per lo più nelle grandi città, nei parchi o nei pressi di musei e monumenti, mentre i Pokemon potrebbero essere anche sul balcone di casa vostra. Quindi se vedete qualcuno che si arrampica, non è detto che sia un ladro, ma potrebbe essere un allenatore di Pokemon.

Per attirare gente nei Pokestop, il fortunato proprietario del luogo può acquistare le Esche, o Lures, ad un costo di circa 1€; per 30 minuti l’esca sarà in funzione, attirando orde di Pokemon selvatici e di giocatori (selvatici anch’essi).

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Non esistono mappe ufficiali di Niantic con la posizione dei PokeStop e delle Gym. Una scorciatoia è usare la mappa online dei portali creati negli ultimi tre anni da Ingress, che dovrebbero coincidere quasi 1 a 1 con questi punti di interesse per Pokemon Go.

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Per ora non è possibile diventare un POI, o lo si è o no. Nintendo ha messo a disposizione un form dove richiedere la cancellazione (per siti ad esempio privati o poco appropriati) o l’aggiunta, ma senza garanzie di essere esauditi.

Gamification e vino: Vinification o GamiWineaction?

Un’azienda vinicola, o un’enoteca, potrebbe approfittare di questo gioco per aumentare il numero di visitatori reali, pubblicizzando il fatto di essere un punto di interesse.  Si chiama gamification, ossia utilizzare applicazioni di gioco per scopi di marketing.

Non vi sembri sciocca una cosa del genere, se è vero che in Australia, dove il gioco è disponibile dai primi di luglio, ne stanno approfittando i venditori di case, mentre Yelp ha inserito nei filtri di ricerca del proprio database la scelta di negozi che siano anche Pokestop.

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Adesso oltre a fornire informazioni riguardante l’immobile, devo fornire all’acquirente informazioni sulla presenza di un PokeStop o di una Gym dove allenare i Pokémon – dichiara Rob Levy, proprietario dell’agenzia immobiliare RE/MAX a Townsville, Queensland, Australia – Se qualcuno me lo avesse detto una settimana fa, lo avrei preso per pazzo [/wc_box]

Probabilmente potrà sembrare poco romantico vedere gente che vaga per le vigne guardando il proprio smartphone invece che ascoltare il vignaiolo che parla di potature verdi, di terroir e di antociani.  

E’ però in pratica la stessa cosa che organizzare tra i filari una caccia al tesoro, solo che invece di trovare oggetti reali, che per l’organizzatore avrebbero un costo anche di tempo per nasconderli, si vanno a cercare oggetti virtuali, o meglio oggetti che saranno disponibili solo nel proprio smartphone. Oppure ospitare un concerto jazz o un reading di poesia nella vostra vigna di Sangiovese o di Merlot.

Lo scopo è portare persone nella vostra azienda, e poco importa se il jazz vi fa addormentare e l’unica poesia che conoscete è M’illumino d’immenso.

Usare le nuove tecnologie anche per vendere il vino

Se vogliamo individuare alcuni nuovi canali di marketing, di sicuro la [wc_highlight color=”blue”]Realtà Aumentata[/wc_highlight] è uno di questi. Si stima che il business attorno alla AR sia di un miliardo di $, e che avrà una forte accelerazione grazie alle capacità hardware sempre maggiori dei nostri smartphone. Unisce destinazione, prodotti, servizi e attività social, e si porterà appresso un indotto altrettanto enorme in termini di giro d’affari (e quindi di gente che lavora). 

Esistono fino ad ora 4,9 miliardi di oggetti connessi in rete, realizzando così la IoT, [wc_highlight color=”blue”]Internet of Things[/wc_highlight], e l’andamento lascia pensare a 25 miliardi di oggetti connessi entro il 2020. Pensate ad esempio alle cucine connesse: perché non provare a indicare, a seconda del menù scelto dall’utilizzatore, il giusto vino in abbinamento?

La potenza della [wc_highlight color=”blue”]geolocalizzazione[/wc_highlight] unita alla Realtà Aumentata in fondo è proprio qui, mappe che contengono negozi, attività commerciali, aziende vinicole, enoteche, ristoranti, …. mappe che vengono condivise tra gli utenti e che servono per dare un servizio, banalmente l’ubicazione della vostra attività, e che attirano persone che, grazie alla vostra capacità, potranno diventare clienti.

Il mercato del vino deve cambiare, visto che cambia il mondo tutto intorno (a volte in peggio, siamo d’accordo).

Ed il vignaiolo deve imparare ad evolversi, proprio come i Pokemon.

 

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