Tracciare il vino, impresa complessa

Tra articoli e interviste, ho spesso parlato di Blockchain, la tecnologia innovativa che consente di tracciare le transazioni di merci, beni e servizi. Un esempio tra i più noti sono le criptomonete come Bitcoin o Ethereum.

Vino e Blockchain

A quanto pare anche l’industria del vino sembra interessata a questo meccanismo, soprattutto per garantire la provenienza delle uve ed il processo di lavorazione ed imbottigliamento.

Parlando in giro con esperti del settore, sia di marketing che di tecnologia, ssembra che il problema non sia la tecnologia, ma il mercato stesso.

Non sempre le uve di un piccolo vignaiolo vengono trasformate in vino ed imbottigliate da lui, ma vengono vendute a cooperative, cantine sociali, aziende vinicole più grandi.

Una filiera complessa

Poi inizia la complessità della filiera, con i distributori, gli importatori, le leggi locali di ogni paese, tutti elementi che contribuiscono a complicare il tracciato che va dalla vigna alla tavola del consumatore. 

Mettere d’accordo tutti gli attori della supply chain, convincerli a registrare le proprie operazioni in un insieme di blocchi tracciabili, non è un lavoro semplice.

C’è poi il problema dei costi.

Il software della blockchain è open source, ma le singole transazioni sulla piattaforma non sono gratuite, i diversi mantenitori su web delle copie del registro pubblico non sono missionari che lavorano gratuitamente. ed occorre accettare che la sicurezza, l’affidabilità e la trasparenza abbiano un costo.

La dimensione dei data center necessari per ospitare i database e per effettuare le operazioni di mining sta aumentando drasticamente, con aumento di costi vivi e di gestione.

Questi fattori indicano che il meccanismo della blockchain potrebbe non essere efficiente per il mercato di massa, come ad esempio la pasta o il vino, mentre naturalmente mercati più ricchi alla fonte, come quello dei diamanti o delle vendite immobiliari, potrebbe giovarsi di questa tecnologia.

Certamente, tracciare una bottiglia di Romanée-Conti del 1990 (21.000$) o uno Cheval Blanc St.Emillon del 1947 (135.000$) potrebbe avere senso.

Quindi, sebbene blockchain sia una tecnologia rivoluzionaria, per ora deve essere usata in modo ancora imperfetto, a causa dei costi e delle complessità del mercato consumer.

Il compito delle startup che si dedicano a questi progetti è quindi non solo costruire la tecnologia, ma soprattutto determinare un valido modello di business che porti valore aggiunto alla filiera ed al consumatore finale.

 

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