Controllare la filiera, tracciare il prodotto, certificare la provenienza: sono asserzioni che troviamo praticamente ovunque soprattutto quando si parla di prodotti agricoli.
Informazioni sulla filiera
Fino a qualche tempo fa poteva essere complicato avere tutte le informazioni che compongono la catena, ma negli ultimi anni l’invenzione della Blockchain ha aperto molte possibilità, da poter sfruttare anche nel mondo del vino. Ne è un esempio la piattaforma AgriOpenData di EzLab.
Nonostante i suoi impegni, Massimo Morbiato, CEO di EzLab ha risposto gentilmente alle mie domande.
EZ Lab, la Blockchain italiana
Web in Vigna: Come nasce EZ Lab? Cosa fa? Quale è il tuo ruolo all’interno dell’azienda?
Massimo Morbiato: EZ Lab è una startup innovativa specializzata in software avanzati e soluzioni digitali nel settore Smart Agri-food. AgriOpenData è la prima piattaforma software che supporta gli agricoltori nella tracciabilità e nella certificazione dei prodotti agricoli utilizzando la tecnologia Blockchain e gli Smart Contracts.
Blockchain consente di controllare e verificare tutte le transazioni lungo l’intera filiera, aumentando la produzione di alta qualità (in particolare i prodotti biologici), migliorando la sostenibilità ambientale e garantendo trasparenza e sicurezza al consumatore finale.
AgriOpenData si rivolge principalmente a fattorie, organizzazioni agricole e rivenditori su vasta scala.
Collegare i blocchi
WiV: Quale è il vostro ruolo nell’implementazione dei blocchi?
MM: Il ruolo di EzLab è di fare da collettore di tutti i flussi di informazioni, materiali ed eventi da collocare all’interno del data base distribuito o se vuoi condiviso (pubblico o privato).
Ogni informazione rilevante o necessaria ai partecipanti alla filiera viene quindi certificata su un blocco che va a comporre/definire la time line della filiera o del percorso del prodotto scelto per essere autocertificato, la sequenza viene poi successivamente resa visibile a coloro che ne hanno accesso (o hanno accesso all’intero data base).
Oltre ad un lavoro squisitamente informatico noi partecipiamo attivamente a fianco dei committenti con un’attività di consulenza sulla possibile evoluzione e descrizione dell’intero flusso di dati e materiali; non siamo cioè (o cerchiamo di non essere mai) meri esecutori informatici delle volontà del cliente, ma veri e propri consulenti in ambito di filiera e/o supply chain
Tenere sotto controllo tutta la catena ha anche un altro vantaggio, quello di mettere in evidenza le falle, o le trascuratezze come le chiama Morbiato, che possono metterne a repentaglio la sicurezza e la stabilità.
Evidenziare le falle della supply-chain
Tra i vari fattori di impedimento c’è la staticità delle informazioni presenti sui siti web o sui depliant cartacei, che non danno al consumatore le necessarie sicurezze in termini di tracciabilità del prodotto.
Problemi ancor più evidenti quando la cantina si fa rappresentare da un terzo soggetto che a volte non ha la giusta sensibilità riguardo al prodotto agro alimentare.
La filiera del vino, a parere di Massimo Morbiato, può presentare alcuni vantaggi rispetto ad altri prodotti, primo tra tutti l’atto stesso di produzione del vino che spesso riguarda solo un soggetto, quando è lo stesso viticoltore che imbottiglia.
Anche nel caso dei semplici imbottigliatori il numero di passaggi è minimo rispetto ad altre categorie merceologiche o industriali. La difficoltà viene fuori naturalmente nel momento della distribuzione:
MM: Dalla distribuzione in poi si avrebbe un vero e proprio incremento di partecipanti; e certo, ogni nuovo partecipante dovrebbe aggiungere il proprio “blocco” di informazioni.
Da qui la necessità che ci sia una sorta di “organizzatore” della struttura blockchain della filiera che inviti i diversi partecipanti a partecipare alla formazione dei singoli blocchi collegati tra loro, condivisi e distribuiti.
Non solo tecnologia
EzLab si propone come intermediario naturale per accordare tutti i soggetti, e tutto il processo dovrebbe coinvolgere il settore IT delle varie aziende, rendendo però tutto un po’ più difficile per la naturale idiosincrasia informatica italiana.
WiV: Il sistema comporta costi aggiuntivi per il produttore o per gli altri stakeholders del processo di distribuzione del vino?
MM: Viene generalmente pagato dal capofila, da chi produce fisicamente il prodotto per i clienti finali: è lui generalmente che ha il maggior vantaggio nel fornire la tracciabilità del prodotto.
WiV: Da quanto leggo in giro (ad esempio qui, ed anche sul sito di EzLab) capisco che le informazioni nella catena riguardano non solo le transazioni, ma anche le caratteristiche del prodotto. È corretto?
MM: Si è del tutto vero, il nostro modo di affrontare la filiera non è unicamente dal punto di vista delle transazioni, sarebbe limitante per i risultati della tecnologia applicata stessa
Blockchain, ogni nodo è importante
WiV: Questo vuol dire che ogni stakeholder del processo ha inserito nella catena le proprie informazioni, e quindi deve avere un punto di accesso a Blockchain. Come siete riusciti a mettere d’accordo tutti gli attori della filiera?
MM: Non deve avere necessariamente un vero e proprio punto di accesso a Blockchain, ma piuttosto un sistema di accesso il più possibile informatico al data base distribuito per aggiungere informazioni che poi verranno “fissate” in Blockchain secondo un accordo di filiera che li coinvolge.
Test in cantina
WiV: La cantina che avete scelto come test è Cantina Volpone: come ha risposto a questa innovazione?
MM: In modo certo molto interessato, ma sicuramente anche in buona parte spinto dall’Azienda con cui abbiamo collaborato in quel caso cioè Ernst&Young.
C’è però ancora molta incertezza (non direi diffidenza) da parte delle diverse aziende ad affidarsi a questa tecnologia principalmente per i punti interrogativi su come il mercato in generale possa rispondere; c’è molta curiosità, ma incertezza sul ritorno successivo all’investimento tecnologico stesso
WiV: Come viene identificata la vigna da cui proviene l’uva? E’ una informazione presente nell’hash della catena?
MM: Si, la prima cosa è proprio l’identità geografico-digitale del produttore e dei luoghi dove viene realizzata la produzione che viene assunta all’interno del nostro modulo per la produzione primaria, denominato AgriOpenData, che raccoglie tutte le identità e le attività agricole fino alla produzione del materia prima
WiV: Quali saranno i vostri prossimi passi?
MM: Stiamo cercando di attivare progetti pilota in diverse altre situazioni agricolo alimentari completamente diverse dal vino per convincere della realtà e dell’utilità trasversale di questa tecnologia, inoltre siamo pronti con la nostra piattaforma blockchain da condividere con altri partner che volessero sviluppare proprie applicazioni.