Siamo tutti concentrati a parlare dell’esplosione dell’e-commerce da perdere di vista il vero obiettivo, il Direct to Consumer del vino.
I wine club e le vendite dirette sulle piattaforme online utilizzano i canali digitali. Ma oggi, chi non li usa? Sarebbe come dire che il vino si vende grazie ai camion che lo trasportano. Le tecnologie digitali sono un mezzo, non il fine.
Ovviamente per raggiungere l’obiettivo di muoversi nel mercato DTC, quello che accade su Internet, nel Web e nei social, è fondamentale. Così iniziano ad essere interessate all’analisi dei dati anche le piccole aziende vinicole.
Il senso delle degustazioni virtuali
Le degustazioni virtuali hanno avuto grande parte in questo cambio di strategia. Hanno ridotto la distanza fra i produttori ed i clienti finali, quelli che spesso rimangono nascosti dalla filiera di intermediari. Sia in Europa che negli USA, il numero di chi ha usato il mercato online è aumentato notevolmente; dal vino ai piccoli elettrodomestici, dal cibo da asporto a generi di prima necessità per l’infanzia, nel periodo di lockdown stretto tutti o quasi ci siamo rivolti all’e-commerce.
Nel numero di settembre del Wine Business Monthly ci sono alcuni dati interessanti. Ad esempio il 41% delle piccole cantine ha deciso di migliorare la fruizione del propri sito web da smartphone, rispetto al solo 19% di quelle più grandi.
Ed il 39% delle piccole cantine ha deciso di migliorare la raccolta dei dati proprio in funzione del canale Direct to Consumer per il vino.
Le aziende più grandi sono riuscite a parare meglio il colpo rispetto a quelle di minor estensione. La mobilità ridotta dalla pandemia ha comportato meno turismo e quindi meno visitatori in cantina. Non stupisce quindi che siano rimasti solo il 29% di produttori che non si interessano ai dati di traffico del proprio sito web, in calo rispetto ai 38% del 2019.
Analisi dei dati per il DTC
Questo report ha fatto scoprire, ad esempio, che sebbene il 52% delle visite arrivino da mobile, solo il 38% delle vendite arrivino da questi dispositivi. Un tasso di conversione davvero basso, che porterà si spera ad un rapido sviluppo dell’esperienza di acquisto via mobile.
Il Direct to Consumer del vino si avvale anche di quei Wine Club che sono specializzati proprio nelle piccole cantine. Prezzi migliori, varietà di scelta, etichette meno conosciute, sono tutti fattori che legano il consumatore alla cantina, tramite il wine club, naturalmente.
Oppure cercando di avere una pagina personalizzata all’interno delle molte piattaforme di e-commerce vinicolo. Dedicate ai metodi o alla regione di produzione, questa è una caratteristica che può essere utile per le cantine più grandi. Ma, come dicevo all’inizio di questo post, e come scrivevo anche qui, lo sviluppo della tecnologia diventerà essenziale anche nel mercato del vino, nei prossimi mesi. Chi saprà approfittarne avrà un’arma in più nel competitivo e ricco mercato del vino.
L’analisi dei dati di vendita, il numero di visite sul sito web, le sensazioni dei clienti ai propri post sui social, sono aspetti fondamentali per il Direct to Consumer nel vino. È in base a queste analisi che si possono costruire adeguate strategie di vendita, ed offerte interessanti per il segmento di clienti interessato. E potrà essere anche un fenomenale driver per le società che si occupano di analisi dei dati.
È un peccato che i report migliori che si trovano in giro, free o a pagamento, siano tutti dedicati al mercato USA o Australia, mentre quasi nulla c’è riguardo all’Italia e all’Europa.
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