Gettarsi tra le braccia delle innovazioni digitali senza sapere cosa siano non è una grande idea, e così IA e Metaverso per l’enoturismo potrebbero far parecchi soldi al settore. Il mercato digitale del vino sembra sempre innamorato delle ultime novità tecnologiche, anche se non le capisce. La definizione di Web 3.0 indica tutte quelle tecnologie che rendono il web molto più che un insieme di siti e blog. Database condivisi e accessibili a tutti, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale, Metaverso. Insomma, tutto quello che è l’insieme delle nuove tecnologie di cui si parla spesso, a volte senza sapere esattamente cosa siano. Ne ho parlato in parecchi altri post, ovviamente, e vi consiglio questo con qualche consiglio digitale.
Un settore che non è mai stato in grado di usare le tecnologie digitali non dovrebbe parlare di IA e Metaverso per l’enoturismo, come se fossero parole magiche per risolvere qualunque situazione.
Vediamo allora alcuni utilizzi di queste innovazioni digitali nel settore vinicolo, alcuni più riusciti di altri e sicuramente con un futuro migliore.
Come altri settori, anche il mondo del vino sembra del tutto innamorato del Metaverso e del Web 3.0. Cantine e produttori stanno pensando come modificare il modo in cui il vino viene prodotto e commercializzato. Vediamo quindi qualcosa su Metaverso e Intelligenza Artificiale, e poi un esempio positivo di uso di tecnologie innovative.
Metaverso
Il Metaverso è una realtà virtuale immersiva che in teoria dovrebbe diventare lo spazio perfetto per la promozione del vino. Attraverso questa tecnologia, le aziende vinicole possono creare esperienze uniche per gli amanti del vino di tutto il mondo. Ad esempio, viene detto, le cantine possono ricreare un ambiente di degustazione di vini, consentendo ai consumatori di degustare vini da qualsiasi parte del mondo. Ciò consente ai produttori di vino di raggiungere nuovi mercati senza dover investire ingenti somme di denaro in viaggi ed eventi.
Ecco, questo non è vero.
Non tutto è meta
Il fatto che Zuckerberg abbia chiamato la sua compagnia Meta, per contenere tutte le altre, è solo una più o meno furba mossa di marketing. Il che è comprensibile, visto che i visori Oculus sono marcati Meta.
Inoltre non esiste un solo Metaverso, ma molteplici, e ancora non sono del tutto connessi tra loro. Il più usato, Sandbox, ha circa 40 milioni di utenti ed è sostanzialmente una piattaforma per il gioco, così come Roblox. Di questo il mercato digitale del vino dovrebbe tenerne conto. Non sempre per accedere ad un Metaverso è necessario un visore, basta installare l’app o il software sul proprio desktop o sullo smartphone. Ma in questo caso stiamo parlando di applicazioni che, pur fatte meglio graficamente, non sono poi così diverse da Second Life, la prima piattaforma per viaggiare in un mondo virtuale e datata 2003.

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Molte delle applicazioni che vengono spacciate come Metaverso, alla fine non sono altro che filmati e immagini 3D, molto ben fatte naturalmente, visto che in 20 anni sia l’hardware che il software per la grafica sono enormemente migliorati. Ma ad ora, Metaverso è solo una bella parola di marketing per indicare qualcosa che già esisteva 20 anni fa.
Possiamo dividere i vari Metaversi, nel senso più ampio del termine, in due gruppi:
Realtà Virtuale: serve necessariamente un visore o comunque dei sensori aptici da indossare per muoversi e interagire in questo tipo di Metaverso, come VR Chat o Horizon Worlds. In alcuni casi come Spatial o Neos viene usata anche la blockchain per la gestione delle transazioni che in genere avvengono scambiandosi degli NFT.
Browser/Desktop: basta un browser, anche da dispositivo mobile, o un software da scaricare sul pc. Sono di questo tipo ad esempio Second Life, Minecraft, Fortnite. Anche in questo caso ci sono ambienti dove è previsto l’uso di blockchain per le transazioni di NFT, ad esempio The Sandbox e Decentraland.
Ancora non molto pratico da usare
Ma come dovrebbe essere usato il Metaverso? Ad esempio, le cantine possono utilizzare la Realtà Virtuale per ricreare il processo di produzione del vino, consentendo ai consumatori di sperimentare ogni fase del processo, dalla vendemmia alla fermentazione e all’imbottigliamento. Ma se parliamo di Realtà Virtuale, sono necessari dei visori, oggetti che costano dagli 800 ai 1200€, oppure creare sale dove i clienti possano affittare i visori così come si fa al museo con le cuffiette. Insomma, non è molto pratico, per ora e almeno fino ai prossimi 10 anni.
Intelligenza Artificiale
Passiamo ad altro, ad esempio l’Intelligenza Artificiale e come usarla nel mercato digitale del vino.
Enartis, la nota multinazionale del settore dei prodotti e servizi per il vino, ha stipulato a febbraio una partnership con WineGrid, azienda portoghese di ingegneria e soluzioni digitali. Questa collaborazione servirà per l’analisi dei dati di produzione rilevati durante le varie fasi della vinificazione. Algoritmi avanzati e, ovviamente, la solita Intelligenza Artificiale, serviranno per fornire informazioni utili ai produttori.
L’analisi dei dati è esattamente quello che dovrebbe fare una IA, ossia un insieme di algoritmi e software che prendono in pasto milioni di dati, li aggregano in modo furbo e ne estraggono informazioni. Il nocciolo del funzionamento è proprio in quella frase, ‘milioni di dati’. Sotto un certo volume di dati, l’IA non è conveniente. Ha un costo, perché il cloud non è gratis (questo è quello che significa quando leggete SaaS, Software as a Service, o sigle simili), e nemmeno lo sviluppo degli algoritmi.
Analizzare i dati, il lavoro della IA
Quindi è utile nel caso in cui siate un’azienda da 5 milioni di bottiglie l’anno, dove i dati da analizzare siano davvero tanti e provenienti da fonti diverse. In questo caso però ci sono più applicazioni rispetto al Metaverso, e ve ne parlerò di più in un prossimo post. Alcune tecnologie però possono essere usate con successo ad esempio nella gestione di magazzini o di grandi cantine, sia quelle che contengono vini da collezione e di pregio che i magazzini dedicati alla grande distribuzione.
Gestione del magazzino
Non esiste infatti solo il vino, se parliamo di bevande alcoliche dobbiamo aggiungere l’enorme numero di etichette di birre e bevande RTD (Ready To Drink), che quindi hanno bisogno di una attenta gestione. L’espansione del settore di delivery e la concorrenza basata soprattutto sulla velocità dei tempi di consegna, spingono le aziende ad avere bevande sempre alla giusta temperatura per arrivare a casa del cliente fresche e gradevoli. E quindi le varie zone del magazzino vanno tenute a temperature diverse, con una necessità di controllo piuttosto attenta.
Inoltre la gestione delle quantità passa attraverso software che gestiscono anche i sistemi di promozione e scontistica, proprio per far ruotare le offerte in tutte le etichette. I sistemi di controllo vanno da QR-code sulle etichette ai tag elettronici, e naturalmente apparecchiature che facciano veloci scansioni degli scaffali per comunicare le quantità o addirittura preparare le prossime spedizioni. Anche i cartellini dei prezzi sugli scaffali stanno diventando digitali, in modo da essere modificati semplicemente con un click su una tastiera.
Dunque, in conclusione occorre stare piuttosto attenti quando qualcuno viene a proporci l’uso di una nuova fantastica tecnologia. Il mercato digitale del vino può essere un’arma a doppio taglio e diventare una voragine dove andrà a finire il nostro budget. Bisogna sempre chiedersi se è veramente necessaria per i nostri obiettivi, quanto costa al momento e quanto costerà in futuro per licenze e manutenzione. In poco tempo questi costi potrebbero diventare importanti, soprattutto se non si conoscono le dinamiche dei prezzi dei fornitori del software.
La domanda quindi è sempre la stessa, sia che acquistiamo un nuovo trattore che se compriamo una nuova tecnologia: mi serve davvero? quanto mi farà risparmiare? quanto mi costerà?
Insomma, le solite cose che fate tutti i giorni.