La vera innovazione digitale nel vino è parlare al wine lover

La vera innovazione digitale nel vino è parlare al wine lover

Sembra che basti aggiungere qualche parola per parlare di innovazione digitale nel vino, ad esempio digitale, tecnologia, magari blockchain. Alla fine, come sempre accade alle parole troppo usate, queste perdono di significato. Che senso ha parlare di digitalizzazione quando al massimo le aziende vinicole mettono qualche post su Facebook o su Instagram? A che serve raccontare che una cantina è tecnologica solo perché usa un alert automatico che manda un sms sullo smartphone?

Troppa tecnologia fa bene solo alle Big Tech

Perché mettere la blockchain dappertutto, e magari aggiungerci anche un NFT, per mostrare che si sta facendo innovazione digitale nel vino? Certo, si possono usare tutte o alcune delle tecnologie descritte nell’ultimo report dell’OIV, riportate anche da questo articolo di Forbes.

Ma l’innovazione digitale implica un cambiamento, nel modello di business, nel packaging, nel modo di proporlo e nel linguaggio usato per veicolarlo, il vino. Altrimenti è soltanto accodarsi ad una moda, un po’ come avviene con la sostenibilità. Tutti a dichiararsi green e sostenibili, poi il furgone usato per le consegne o il trattore brucia diesel come se fosse andato a fuoco un pagliaio?

Ecco, l’innovazione digitale non è questa cosa qui, gli strumenti digitali sono, appunto, strumenti, cioè mezzi per arrivare ad uno scopo. Se gli strumenti sono buoni e ben usati, si arriva allo scopo in modo più veloce. E se gli strumenti sono innovativi allora si può pensare di raggiungere obiettivi diversi. Vendere vino online, all’epoca dei fax non era proprio semplice, ma negli Stati Uniti la vendita per corrispondenza, i cataloghi di merce per comprare le sementi e gli attrezzi esistevano già negli anni ’50.

Oggi si fa più velocemente, con più scelta, con più sicurezza, anche nei pagamenti. Le filiere, le supply chain, sono rimaste sempre le stesse, specialmente nel mondo del vino. Di certo solo vent’anni fa comprare un vino del Cile o della Nuova Zelanda era un po’ più difficile di oggi, ma se avevate i contatti potevate farlo. Il commercio internazionale esisteva anche nel 1980, ben prima che Internet diventasse di dominio pubblico.

Ma allora, qual è la rivoluzione dell’innovazione digitale nel vino? Qualche spunto potete trovarlo in questo mio post di qualche tempo fa.

Condividere le esperienze

La vera cosa nuova è la condivisione delle impressioni di assaggio, di acquisto, la condivisione delle esperienze di una domenica di visita in una cantina vinicola. Significa sapere cosa pensano altri, uguali a noi, dello stesso oggetto o bene che abbiamo comprato, o dello stesso servizio che abbiamo usato.

Questo è quello che hanno capito benissimo grandi piattaforme come Airbnb, Booking, Amazon, Vivino, Uber. Molto meglio dei social, direi, anche perché sono piattaforme digitali specifiche per argomento, dove compri o affitti appartamenti, passaggi in auto, bottiglie di vino, viti Phillips.

Chi vuole davvero fare innovazione digitale nel vino, questa è la prima cosa che deve comprendere: dare la possibilità ai propri clienti di condividere le loro esperienze. Certo ci sono delle disfunzioni, come ad esempio i commenti completamente negativi e maleducati, ma è un rischio che si deve correre come lo corre ogni negozio che apre la serranda ogni mattina, ogni attività.

Capitalizzare i dati condivisi

E la condivisione non è solo C2C (Consumer To Consumer) ma anche B2B; gli strumenti tecnologici possono aiutare a creare un network di energie e competenze necessario per migliorare le offerte ai propri clienti. Si aggiungono ai propri clienti quelli di un altro business, e lo si può fare proprio grazie all’innovazione tecnologica. Ma soprattutto si ha a disposizione una montagna di dati da poter analizzare, per migliorare le proprie offerte, per correggere gli errori, per offrire esperienze personalizzate.

Quindi no, non basta mettere la parola ‘digitale’ dappertutto, per esserlo. Occorre invece cambiare mentalità, aggiungere una dimensione al pensiero tridimensionale fatto di Produzione-Pubblicità-Vendita, e la dimensione è Condivisione. Allora si, che l’innovazione digitale nel vino potrà dirsi completa.

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