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La quarantena e gli effetti sull’industria vinicola

Come per ogni aspetto della nostra vita, la quarantena e gli effetti sull’industria vinicola si fanno sentire pesantemente.

I mercati di vendita per molti produttori sono praticamente fermi, gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Cina, giusto per citare i più grandi. I grandi player dell’e-commerce si stanno giustamente dedicando a merci essenziali, tra cui rientra naturalmente il cibo ma probabilmente non il vino.  Ma i winelovers non mollano, dove possono e come possono.  Certo, il vino non è un elemento essenziale, e seppur a malincuore si può vivere razionando le bottiglie. Figuriamoci se in questo momento il problema fosse il vino.

Ogni prodotto è importante

Ma come ogni altro prodotto, da una seggiola ad un paio di scarpe, dietro quell’oggetto, dietro quella bottiglia ci sono persone che lavorano per produrlo, per trasportarlo, per venderlo, per pubblicizzarlo. Insomma, è la filiera, ed una bottiglia non venduta ricade sulle spalle di più di una persona.

Così, le piattaforme specializzate nella vendita di vino e gastronomia online stanno vedendo un aumento del traffico sui loro server e quindi delle richieste.

La responsabile delle analisi di mercato dei consumatori di Drizly, Liz Paquette, infatti conferma:

Le vendite dirette continuano ad accelerare mentre i nostri clienti fanno sempre più affidamento sulla consegna a domicilio. Le tendenze della scorsa settimana hanno mostrato che le vendite di Drizly stanno aumentando di 4 volte rispetto all’inizio dell’anno

Gli ultimi 3 giorni [14-17 marzo] mostrano che Drizly sta crescendo di 6,5 volte il tasso di crescita rispetto all’inizio dell’anno. Lunedì 16 marzo, il volume lordo delle merci è aumentato del 500% rispetto allo scorso anno. Dai loro dati sembra che i consumatori stiano effettuando ordini più consistenti; ora spendono in media il 50% in più del normale su Drizly, il che indica una propensione alle scorte.

Drizly si aspetta che la mania degli acquisti continui,  se il blocco e il distanziamento sociale dureranno ancora a lungo.  Le sale di degustazione, i ristoranti ed i bar sono chiusi, molte feste sono già state rinviate. La domanda interna dovrà essere alimentata.

Anche i siti di e-commerce italiani del vino stanno avendo la stessa accelerazione, naturalmente. Da Tannico dicono che le loro vendite online sono cresciute del 170%, con una leggera diminuzione del costo delle bottiglie acquistate. Anche Winelivery ha visto gli stessi aumenti, forse più lievi ma sempre a doppia cifra. 

La produzione non ha problemi, ma sono diminuiti i grandi mercati di vendita. È un periodo che poi passerà, ma nel frattempo le difficoltà si fanno sentire. 

Una soluzione nell’immediato è il commercio online, affinché la quarantena e gli effetti sull’industria vinicola non siano disastrosi.  Questo dovrebbe valere sia per le enoteche che per i produttori, entrambi però piuttosto indietro nell’adozione del mezzo digitale. Il mercato in Italia, ma vale anche per il resto d’Europa, non è tecnologicamente avanzato. Fino ad ora il classico modo di commercializzare il vino, passando attraverso la rete dei distributori, ha sempre funzionato egregiamente, infatti.

Ora però anche il mercato vinicolo si trova di fronte a scelte che potranno segnare il suo futuro. L’adozione di strumenti digitali con cui raggiungere un maggior numero di clienti, dovrà diventare la regola per molti.

Cambiamenti permanenti nell’industria vinicola?

E come ho scritto più volte su questo blog, se ne dovranno dotare in primo luogo i piccoli produttori, che potranno in qualche modo tornare ad essere proprietari del loro prodotto. Esistono numerose piattaforme che consentono di mettere in funzione un  e-commerce, e se proprio non si sa dove mettere le mani una buona web agency potrà fare questo lavoro bene e in modo affidabile.

Probabilmente alcune piattaforme per la vendita di vino online si trasformeranno in wine club, con una facilitazione nella fase di stoccaggio e trasporto. E con un introito economico annuale sicuro, grazie al sistema degli abbonamenti.

Quando questa emergenza terminerà, e quando saremo tutti al sicuro, torneremo ancora a viaggiare e visitare cantine e aziende agricole. In Italia non mancano né paesaggi né buon cibo, e nemmeno luoghi di cultura come musei o librerie. Ma, al netto di altre difficoltà personali, dovrebbe essere questo il momento in cui iniziare a sviluppare il mercato dell’ospitalità rurale. Non parlo solamente degli agriturismo, ma mi riferisco alle capacità di ospitare visitatori nelle piccole aziende agricole.

Enoturismo, accoglienza e tecnologia digitale

A volte potrebbe bastare mettere un cartello che sia visibile, dalla strada ma anche da Google My Business, un servizio gratuito per Google Maps. Ne parlavo anche in questo post. Non serve molto tempo, basta riempire una scheda con i propri dati ed iniziare ad inserirla nelle mappe.

Serve un sito web chiaro, che spieghi orari di visita e sistemi di prenotazione; esistono anche delle ottime app, come WineAround del mio amico Francesco Cortese. E inserire nel sito una mappa usando le funzionalità di Google Maps e non una immagine jpg è una piccola cosa ma utilissima a chi usa lo smartphone come navigatore (ossia praticamente tutti).

Naturalmente poi occorre il lavoro fisico, oltre che quello virtuale. Quindi spazi accoglienti, un posto dove degustare con calma i vini, la possibilità di fare invii all’estero, sono tutte cose necessarie.

Comunicare il vino in modo creativo

Questo è il momento in cui poterci pensare, mentre si sta in vigna o in cantina, in stalla, nei campi, per non doversi trovare poi con la merce invenduta e senza un mercato di sfogo. 

Da parte loro anche Consorzi e Strade del Vino potrebbero fare molto, anche se non mi danno molta affidabilità in questo senso. Spero davvero di sbagliarmi e di vederli lavorare per rendere più digitale il mondo vinicolo, ed aiutare i loro associati a trovare nuovi mercati ed opportunità. Ma la quarantena e gli effetti sull’industria vinicola del dopo emergenza dovranno spingere gli stakeholders a fare qualche cambiamento.

Anche nel settore della comunicazione si può fare molto. Far assaggiare il vino a distanza sembra impossibile, ma lo stanno facendo i produttori che dovevano andare a Pro Wein, ad esempio. O quello che stanno iniziando a fare nelle Real Business of Wine Series. Ma oltre questo, anche chi si occupa di comunicazione del vino dovrà trovare nuovi modi di parlarne. Video e immagini dovranno finalmente diventare, per il wine marketing, un metodo divertente di raccontare il vino in cui qualche content creator che sia anche un wine lover voglia cimentarsi. E naturalmente non dimentichiamoci i podcast, la cui potenzialità nel vino non è ancora stata espressa completamente.

Insomma, questo è un periodo che ci sta spingendo a fare dei cambiamenti, che lo vogliamo oppure no. Alcuni di questi li dovremo dimenticare, come restare lontani.

Altri invece, come l’utilizzo degli strumenti digitali per le nostre attività, potrebbero diventare un cambiamento permanente.

Foto di cottonbro da Pexels

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