La settimana scorsa la decima banca americana, la Silicon Valley Bank, è fallita. Non aveva debiti, non aveva titoli tossici in portafoglio: si è trattato di un tipico caso di investimenti sbagliati e conseguente panico dei clienti, che quindi hanno iniziato a ritirare i loro soldi e chiudere i conti correnti. Come vedremo, questo sta impattando anche il settore vinicolo di Sonoma e Napa.
Cosa è SVB
Silicon Valley Bank è conosciuta da tutti come la banca delle startup, il posto dove le piccole aziende tech della California tenevano i soldi che i Venture Capital usavano per finanziare i possibili unicorni digitali e fare una exit miliardaria. Esisteva anche la divisione Wine della Silicon Valley Bank, la SVB Wine, che oltre a produrre un importante report annuale sullo stato dell’industria vinicola americana, finanziava i progetti delle aziende vinicole californiane, con investimenti a lungo termine. Cosa succederà ora a chi aveva ottenuto un finanziamento, non è molto chiaro, anche se il governo USA sembra avere tutta l’intenzione di salvare il salvabile. Il settore Big Tech e il mercato Wine degli USA sono anche questi Too Big To Fail?
La SVB è stata fondata nel 1983 da Bill Bigger e Robert Meadaris a San José, in California. Dopo un paio di anni è stato aperto un ufficio a Palo Alto. In poche parole, era la banca dove le startup depositavano i soldi dei vari round di finanziamento. Le aziende della Silicon Valley crescevano a vista d’occhio, almeno fino al crash del 2001, il cosiddetto crash delle Dot Com.
Per chi se lo ricorda, in pochi giorni la capitalizzazione delle aziende tecnologiche che erano nate nei vent’anni precedenti andò quasi a zero, dopo essere cresciuta in modo che, lo sappiamo, non era sostenuta né da prodotti di lungo termine né da un modello di business consistente. Ed anche la divisione wine della Silicon Valley Bank si occupava di un solo settore: il vino.
Big Tech giù, banche giù
Dopo allora, le startup iniziarono ad avere una struttura più solida, e visto che comunque i prodotti della tecnologia web andavano bene, gli investitori ricominciarono a finanziare queste piccole aziende che spesso proponevano soluzioni digitali a problemi analogici. Fra tutte basti ricordare Facebook, PayPal, Apple, Google, Amazon: la tecnologia digitale è nata in Silicon Valley. La SVB quindi era la banca delle startup, forniva conti correnti, investimenti, titoli e obbligazioni tutti legati in qualche modo al mondo tech. Tra i suoi clienti c’erano Shopify, Pinterest, FitBit e Shelf Engine, una startup nata nel 2015 per aiutare i ristoranti a diminuire i costi.
Negli anni ‘90 entrarono come clienti anche Cisco Systems e Bay Network. C’erano acceleratori come YCombinator tra i partner di SVB.
Fino al 2022 aveva una liquidità enorme, intorno ai 200 miliardi di dollari, liquidità che in qualche modo doveva essere investita. Con i tassi di interesse quasi a zero fino al 2021, i prestiti erano sempre molto convenienti ma le startup non ne avevano quasi bisogno, visto che erano letteralmente inondate di denaro dagli investitori, i Venture Capital che sono sempre alla ricerca di un unicorno, ossia una startup che venga acquistata da una delle Big Tech per oltre 1 miliardo di dollari.

Nel 2021 la SVB decise di investire 97 miliardi di dollari in titoli del tesoro USA a 10 anni. I tassi d’interesse erano bassi, è vero, ma serviva semplicemente per tenere impegnata una grossa fetta di liquidità. La scommessa quindi era che i tassi sarebbero rimasti bassi per i prossimi 10 anni, una cosa che abbiamo visto nel 2022 si è rivelata completamente sbagliata.
Con il rialzo dei tassi d’interesse, infatti, i 97 miliardi di buoni del tesoro stavano perdendo valore, e all’inizio di quest’anno valevano poco più di 70 miliardi di dollari. Contemporaneamente, per tutto il 2022, i VC avevano rallentato molto gli investimenti, decidendo di spendere di meno ma con più oculatezza. In pratica non venivano più finanziate con milioni di dollari anche le startup più strane.
Scelte sbagliate della banca
Così queste aziende tech per pagare stipendi e fornitori hanno iniziato a ritirare la liquidità che avevano depositato in SVB. Il management della banca aveva cercato di fare un aumento di capitale di circa 2 miliardi di dollari, ma non aveva trovato nessuno disposto ad accollarsi una spesa del genere.
In economia spesso conta più la sensazione che la realtà e i clienti hanno iniziato a ritirare i propri soldi in una corsa sempre più veloce. Anche i fondi di investimento hanno consigliato i propri clienti di liquidare le loro quote, le azioni in una giornata sono precipitate del 60%. Il risultato è che in 48 ore una banca che fino a due giorni prima aveva comunque 150 miliardi di dollari, è fallita. Il sabato successivo il Federal Deposit Insurance Corp aveva creato una ‘banca ponte’ presso la National Bank of Santa Clara per la gestione degli asset di SVB. I correntisti saranno tutelati fino a 250.000$, mentre i possessori di titoli dovranno aspettare. Cosa? Che qualche investitore o qualche altra banca si facciano avanti per acquistare i beni, i titoli, i portafogli posseduti fino al 10 marzo dalla SVB.
Le scelte azzardate sugli investimenti in titoli del tesoro a 10 anni, la diminuzione dei finanziamenti dei VC e probabilmente anche il crollo di alcune crypto monete e del più grande exchange di crypto come FTX a novembre 2022, hanno contribuito a mandare in default la banca.
Il Vino della Silicon Valley
Uno dei grandi problemi della banca della Silicon Valley è stato avere un unico mercato di riferimento, quello tech californiano, appunto. Negli USA non esiste la norma, come in EU, che al massimo l’esposizione verso un unico settore non debba superare il 10%. In pratica avevano tutte le uova nello stesso paniere: rotto il paniere, fatta la frittata.
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La divisione Wine della Silicon Valley Bank, presieduta da Rob McMillan che l’aveva fondata agli inizi degli anni ‘90, pubblicava un report che per i produttori vinicoli USA era diventato un punto di riferimento. Ho preso più volte spunto dal suo report, lo State of Wine Industry Report, e questo potrebbe essere l’ultimo report pubblicato. Almeno con il marchio SVB Wine.
Il vantaggio di avere questo report era che i produttori potevano utilizzare delle metriche per gestire la propria attività invece di tirare a indovinare. Abbiamo coperto la microeconomia delle aziende vinicole , come le differenze di prezzo tra degustazioni, posizionamento e prezzi dei wine club, il modello DTC, piccole cose di questo tipo ma che fanno la differenza (Rob McMillan, dall’intervista a Forbes)
Naturalmente, essendo una divisione di una banca, lo scopo di SVB Wine era concedere finanziamenti alle aziende vinicole in particolare modo californiane. Nei 30 anni di attività di SVB Wine, con un budget solo del 3% del totale di tutta la banca, sono stati finanziati 3,8 miliardi di dollari di oltre 400 aziende vinicole della California, che negli ultimi 10 anni hanno dovuto affrontare delle crisi climatiche come la siccità e gli incendi.
C’erano banche che volevano comprarci da molto tempo. Nel frattempo, stiamo cercando qui nel settore del vino, stiamo ascoltando altre opzioni. Ci sono gruppi e persone interessate. Diciamo che la FDIC ha deciso di vendere la banca a un’azienda che non voleva il gruppo vinicolo. Questo offre un’opportunità. (Rob McMillan, dall’intervista a Wine-Searcher)
Le aziende vinicole, nel Q4 2022, avevano prestiti per 1,2 miliardi di dollari, il che indica quanto il settore Wine fosse importante per SVB. Nel corso degli anni l’area geografica si era allargata, al Regno Unito, a Singapore, Shangai, Germania, Svezia.
Molte aziende vinicole avranno il problema di trovarsi una nuova banca, una che conosca il loro mondo e sappia indirizzare i loro investimenti. Le startup nate in questi ultimi anni per il delivery, il DTC, l’ecommerce, dovranno cercare un istituto bancario che conosca come funziona il loro settore. I prestiti sono fermi, e quelli ancora non erogati non lo saranno per almeno due mesi.
Il mondo vinicolo degli Stati Uniti sta osservando con molta apprensione le evoluzioni, per sapere se potranno proseguire con i progetti che avevano iniziato. La divisione Wine della Silicon Valley Bank era l’unica ad avere conoscenza di questo mercato; ora si moltiplicheranno esperti che in realtà non lo sono per accaparrarsi buoni clienti come le aziende vinicole della California.