A quanto pare, contrariamente a tutte le dichiarazioni fatte fino ad ora, nella prossima legge di stabilità saranno previsti tagli per circa 2.5 Miliardi di € al settore degli investimenti tecnologici e scientifici.
L’articolo 29 della legge di stabilità 2016, presentata dal Governo al Parlamento, fornisce inizialmente le modalità di accesso agli acquisti di materiale tecnologico da parte della Pubblica Amministrazione: nel comma 1 si identifica Consip come centrale unica per gli acquisti, mentre la famigerata Agid, l’agenzia digitale italiana, è chiamata a fornire pareri su prezzi e tecnologie.
E’ però al comma 3 che vengono fuori esplicitamente i tagli:
La procedura di cui ai commi 1 e 2 ha un obiettivo di risparmio di spesa annuale, a decorrere dal 2016, del 50% rispetto alla spesa annuale complessiva relativa al trienni 2013-2015 nel settore informatico. A tal fine, le società e le amministrazioni di cui al comma 1 programmano i propri acquisti nel rispetto del suddetto limite di spesa
Quindi si passerà da una spesa annuale di 5 miliardi ad una spesa di 2,5 miliardi di €.
In realtà, scritto così il comma può significare molte cose. Che una razionalizzazione sia necessaria è ovvio, ad esempio acquistando materiale informatico per più centri di spesa, così da riuscire a spuntare prezzi migliori.
EU’s digital economy and society index 2015, European Commission, February 2015.La spesa però non riguarda solo l’acquisti di computer, stampanti e dispositivi tecnologici, ma anche di consulenza informatica e digitale: non potendo avere una divisione informatica in ogni ministero o in ogni comune, tranne che per la normale manutenzione, è ovvio che ci si debba avvalere di società esterne per gli sviluppi e le realizzazioni.
Un taglio di 2 miliardi e mezzo però non è poco, soprattutto in mancanza di un piano di Industrializzazione Digitale che, a parole sempre annunciato, ha visto la continua diminuzione dei fondi disponibili, lasciandoci agli ultimi posti in Europa per innovazione ed uso di tecnologie digitali (a parte lo smartphone per mandare Like e gattini come se non ci fosse un domani).
Dovevamo avere la Banda Larga fin dall’ultimo governo Berlusconi, Monti e Letta sono passati senza lasciare traccia in merito, l’attuale governo Renzi annuncia il piano per la Banda Ultra Larga, ma i fondi non vengono stanziati e i provider non si mettono ancora d’accordo. Nel frattempo siamo ai livelli di Romania, Polonia e Bulgaria, ben lontani dalla media EU.
Che l’Italia non fosse un Paese digitale era ormai chiaro da un pezzo, però avere un Governo che da un lato parla di innovazione su Twitter (ricordate il confronto tra Renzi e altri candidati a Presidente del Consiglio su Sky, dove si presentò con l’iPhone in bella vista?), e dall’altro opera tagli importanti senza fornire piani di sviluppo, è quanto meno schizofrenico.