Grazie a David Green, che ho intervistato a novembre [wc_highlight color=”green” class=””](leggi l’intervista!)[/wc_highlight], ho avuto modo di conoscere Sam Lindo, vignaiolo di seconda generazione nelle colline della Cornovaglia, così l’ho contattato per fare una chiacchierata sul vino e sull’uso delle nuove tecnologie.
L’opinione di un viticoltore in una regione nuova alla produzione di vino è sempre interessante.
Camel Valley possiede 7 ettari di vigna da cui proviene 1/3 delle 130.000 bottiglie prodotte annualmente, principalmente vino fermo e spumante, vendute principalmente nel mercato interno, con poche vendite ancora verso EU, USA ed Asia.
Sam ha un buon rapporto con la tecnologia, che usa solo quando è ben sicuro che porti a qualche risultato positivo; nella comunicazione social media ed un uso intelligente della newsletter uniti all’analisi dei dati di traffico gli stanno portando buoni risultati.
Ha studiato matematica prima di decidersi di tornare nella vigna paterna per continuare il lavoro dei genitori, ed il suo approccio logico si mescola bene con la passione del vignaiolo.
La Cornovaglia del vino
Domanda: Sam, tu sei un matematico, ma non ci sono teoremi da dimostrare quando si produce vino. O forse si? Come ti aiuta la matematica nel tuo lavoro?
Risposta: Ho studiato matematica, ma le mie principali conoscenze sono più di aritmetica avanzata, sono bravo con le somme ed i fogli di calcolo! Questo è ottimo per il lavoro di produttore di vino, come tutto il resto: ognuno porta il proprio sapere nel proprio vino.
D: La Cornovaglia sembra un buon posto per le vigne. Quanti produttori ci sono?
R: Solo una manciata, ancora. Non ci sono molti posti qui dove puoi far crescere l’uva, bisogna avere la fortuna di possedere terreni adatti. Più ti sposti nel Sud-Est del Regno Unito migliori posti si trovano.
Nella sua cantina, Sam organizza degustazioni e visite con i clienti, mostrando loro il vigneto e spiegando come produce il vino.
D: Con quali piatti si abbina bene il tuo vino, Sam?
R: I nostri vini spumanti sono ottimi con fish&chips insieme alla tempura e piatti fusion. I vini fermi si abbinano benissimo con il pesce pescato localmente.
I vini di Camel Valley hanno vinto parecchi premi, negli ultimi anni, e sono stati presentati anche al Vinitaly.
Penso che i consumatori comprino vino solo dalle piattaforme digitali che già conoscono. Sullo scaffale, nella vita normale una medaglia, un riconoscimento, significa poco, perché i consumatori non li riconoscono. Nel commercio forse si, per importatori e distributori, ma il cliente finale guarda poco alle medaglie. E poi, forse ci sono troppe competizioni.
Abbiamo poi cominciato a parlare di tecnologie digitali e social media.
D: Quanta importanza dai alla comunicazione sui social per quel che riguarda il vino? E’ difficile parlare di vino sui canali social?
R: I social sono ottimi per rinforzare la conoscenza del brand, una volta che questo è già noto. Questi canali sono poi adatti per comunicare con la filiera commerciale e con i Wine Influencer.
D: Le tecnologie digitali possono aiutare ad unire il vino ed il turismo?
R: Certamente si. E’ molto più facile oggi per le persone prenotare una visita e trovare informazioni. Noi abbiamo più o meno sempre lo stesso numero di visitatori, ma adesso possono trovarci più facilmente senza doverci per forza telefonare. E’ tutto più efficiente. Prima eravamo abituati a stare al telefono tutto il giorno per dare le indicazioni ai clienti su come venirci a trovare, sulla strada migliore da fare, per rispondere agli ordini ed alle prenotazioni delle visite. Ora il telefono a malapena suona.
In vigna non vengono usati sistemi di monitoraggio, lasciando che siano i suoi occhi, i suoi piedi e la sua esperienza a vedere la salute delle proprie viti.
Vino e Tecnologia ben mescolati
D: Usi sistemi di monitoraggio nel vigneto, per controllare la salute delle viti?
R: No. Camminare ed osservare è ancora il modo migliore, però considera che noi siamo piccoli.
In Cornovaglia poi, non hanno certo bisogno di irrigazione di sostegno: le piogge sono sufficienti a dare il giusto apporto idrico alle vigne.
D: Come verifichi se una vite ha bisogno di trattamenti?
R: Semplice analisi delle foglie.
Lavoro duro, esperienza e camminare tra le viti, è la strada giusta per fare un buon vino, dice Sam. La tecnologia è un aiuto valido, ma non così tanto per una cantina delle dimensioni di Camel Valley.
D: Ci sono molti dispositivi per controllare ad esempio il viaggio di una bottiglia, dalla cantina fino alla tavola del consumatore. Pensi sia importante?
R: Si, probabilmente lo è, ma quando studiamo il blend di uno dei nostri vino durante le sessioni di assaggio, siamo ragionevolmente sicuri che continui a mantenere il gusto ed i profumi anche se il cliente ha maltrattato un po’ il vino. Per fare i test, lo raffreddiamo fino a 4 °C, ossia la temperatura di un normale frigorifero casalingo. Così siamo sicuri che il vino mantenga sempre lo stesso gusto.
Raccogliere i dati dai canali social è il punto in cui matematica e computer si avvicinano tra loro. Noi facciamo analisi di questi dati, ma non ti posso dire di più.
D: La tecnologia sta diventando sempre più importante in tutti gli aspetti delle nostre vite e del commercio. Dall’analisi dei dati ai sistemi di monitoraggio, molte aziende vinicole stanno adottando nuove tecnologie per misurare la salute delle vigne, la qualità del vino, tenere sotto controllo il loro business. Pensi che questa sarà la nuova via per fare e vendere vino?
R: Come ho detto precedentemente, tutte queste innovazione rendono più semplice e più efficiente il lavoro rispetto a come lo facevamo molti anni fa. Ad esempio, eravamo abituati ad inviare lettere con le offerte via posta, impiegavamo tutto il giorno ad imbustarle ed avevamo un tasso del 2% di conversione. Ora basta premere un pulsante.
D: Tecnologia, algoritmi, dispositivi digitali: sono importanti per fare un vino migliore?
R: Penso che quando il vino è buono, se fai dei cambiamenti questo non diventa migliore ma solo differente, e devi sempre chiederti se questa differenza è giustificata. E’ un po’ come la chimica, che sarebbe una cosa positiva se conoscessi esattamente cosa fa al vino.
Conclusioni
Il modo di lavorare di Sam sembra davvero molto metodico e logico, ve lo saprò dire quando riuscirò ad assaggiare i suoi vini. Ed ora, le ultime domande:
D: Sam, sto pensando di mettere in piedi una conferenza internazionale su Vino&Tecnologia qui in Italia, dove aziende vinicole e società tecnologiche spieghino, l’una all’altra, il loro lavoro. Come immagini un tale tipo di evento?
R: Il problema che vedo è che queste aziende sono segmentate in modo differente. Il mondo del vino è generalmente fatto da piccole cantine, con un tessuto molto frammentato e spesso mercati del tutto differenti, e questo implica tanti modi differenti di lavorare ed opinioni anche contrastanti. Le cantine usano tecnologie utili che siano fruibili da tutti, come ad esempio Facebook.
D: Ed ora, l’ultima domanda. Quale vino italiano preferisci?
R: Quando hai visitato i produttori di Amarone, davvero non c’è nient’altro che possa batterli. Il mio vino italiano definitivo, insomma.
Cosa abbiamo imparato? La tecnologia va bene, ma deve essere usata solo se è realmente necessaria, non per seguire una moda. Camminare tra i filari, osservare foglie e grappoli d’uva è ancora il modo migliore per una piccola cantina per controllare la sanità delle piante e la qualità del prodotto finale.
Molto altro lavoro può essere fatto grazie alla tecnologia, come il contatto con i clienti e tutta la filiera di commercializzazione ed il controllo delle vendite, ed è utile soprattutto per le piccole aziende che possono vedere ridotto il lavoro di diffusione del loro brand. Insomma, per tutto quel che riguarda il marketing.
Ringrazio Sam Lindo del tempo che mi ha dedicato, e delle interessanti risposte da parte di uno dei pochi vignaioli della Cornovaglia. A quando una bella degustazione di spumanti?