È il settimo anno che Omnicom PR Group Italia pubblica il report denominato Il gusto digitale del vino italiano, relativo alla presenza online, e quest’anno certo i dati sono molto interessanti. Il periodo di analisi va da giugno a luglio di quest’anno, dunque i dati sono abbastanza freschi.
Dire che questo è un anno peculiare è essere ottimisti; di certo è un anno di cambiamento per tantissimi settori che hanno dovuto modificare a volte anche i loro modelli di business per sopravvivere.
Per quel che riguarda il vino, secondo l’analisi di Mediobanca le previsioni di quest’anno portano ad una flessione di oltre il 10% di fatturato per 4 aziende vinicole su 10. Il totale delle perdite potrebbe aggirarsi sui 2 miliardi di €, quasi equamente suddivisi fra mercato estero e consumo interno. Ne parlerò in un prossimo post.
È quindi interessante capire come si sia evoluto in questo periodo quello che la ricerca di Omnicom PR Group Italia chiama appunto il gusto digitale del vino italiano. Peccato solo che l’analisi riguardi solo le prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato; è vero che si tratta pur sempre del 44% circa del totale del fatturato del vino in Italia.
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La sintesi del rapporto sul vino digitale
Dopo queste doverose spiegazioni, veniamo ai dati. Se volete fare un confronto con il 2019, dove però le aziende prese in considerazione erano 37 e non 25, potete leggerlo su questo mio post. Quindi i confronti con i numeri assoluti non funzionano.
La tendenza premia sicuramente Instagram, dove aumentano i follower totali delle aziende vinicole. Twitter è poco usato e Facebook sostanzialmente stabile, mentre stranamente YouTube continua ad essere poco presidiato, solo 10 delle 25 aziende considerate ha un canale video su questa piattaforma.
L’e-commerce ancora latita, visto che solo 6 aziende della lista (tutte con fatturato maggiore di 90 milioni di €) ha un propio e-commerce; molte però preferiscono indicare enoteche o siti specializzati dove poter acquistare i propri vini.
La dimensione delle aziende probabilmente non consente di avere un unico punto vendita online, soprattutto per problemi legati alla logistica. Molte di queste aziende vinicole infatti possiedono vigneti sparsi in varie regioni, e dovrebbero costruire una propria rete logistica non semplice da gestire. Certo, se ci fosse una soluzione come quella di WineDepot in Australia, forse le cose potrebbero cambiare.
Sono quasi la metà le aziende che hanno proposto degustazioni online per supplire anche alla chiusura di tutte le fiere vinicole, in Italia e all’estero. I risultati però li vedremo probabilmente solo con i report del prossimo anno.
Scarsità di produzione di contenuti multimediali
La conclusione sembra essere che vanno molto i canali ‘trendy’, in questo caso Instagram, ma rischia di essere più una rincorsa al social del momento. Instagram è semplice da usare, alla fine basta uno smartphone per fare una foto e postarla sul proprio profilo. Chi fa comunicazione però sa che non funziona così, e la mancanza di specialisti di marketing nei canali digitali all’interno delle aziende, qui si vede tutta.
Mancano ad esempio del tutto i podcast nei canali usati dalle aziende vinicole, un canale che invece potrebbe portare il gusto digitale del vino a farsi sentire in modo più incisivo.