L’idea di Jeff Grosset, produttore di vino della Clare Valley (Australia del Sud) e David Travers, viticoltore, era usare la blockchain per proteggere il loro vino. Il progetto è stato presentato al South Australian Premier Stephen Marshall’s Blockchain Challenge a marzo di quest’anno, dove si sono spartiti il primo premio di 100.000$ con un’altra azienda.
Proteggere il vino dalle manipolazioni
Il problema che si sono posti Grosset e Travers riguardava la tracciatura delle bottiglie, e la certezza che arrivino alla giusta destinazione senza manomissioni. In realtà i due hanno presentato alla competizione non un progetto, ma solo l’idea; i 50.000$ serviranno ad effettuare i test durante la vendemmia del 2020.
La soluzione proposta è utilizzare un tappo a vite digitale da inserire nelle bottiglie per tracciarne il tragitto ed impedire manomissioni del prodotto. Il device invierà i dati ad una piattaforma blockchain, che quindi assicurerà la certificazione delle bottiglie.
Ricorda la soluzione che già da qualche anno viene commercializzata da Wenda, come potete leggere nella loro intervista.
L’idea ha trovato sostenitori anche negli USA ed in Asia, così Grosset e Travers hanno costituito una loro società, la G&T Technologies, ed hanno cercato un’azienda teclogica a cui affidare la realizzazione del loro progetto.
Così hanno messo sotto contratto la società Guardtime, basata in Estonia, ossia uno dei posti più desiderati oggi quando si parla di nuove tecnologie. La Guardtime nasce nel 2007, è tra le più quotate compagnie nel campo della blockchain con esperienza nella distribuzione delle sue tecnologie in tutto il mondo. Anche la presenza di Guardtime in Europa ed in Cina ha deposto a suo favore nella scelta.
Il presidente della G&T Technology, John Longhurst, che è stato dirigente esecutivo presso il fondo di investimento PIMCO, è convinto che entro sei mesi i produttori di vino Australiani avranno la possibilità di vedere il primo prototipo del dispositivo di tracciatura.
Certificare la provenienza della bottiglia
La minaccia maggiore per il vino deriva dall’aumento delle truffe e delle adulterazioni. I consumatori, specialmente quelli più giovani, vogliono essere certi di comprare esattamente quel che leggono in etichetta; e chiedono sempre più spesso una certificazione della provenienza delle bottiglie. E se ancora non è possibile certificare l’autenticità del vino, è però possibile farlo per la bottiglia. In questo modo il consumatore è garantito che sulla tavola avrà la stessa bottiglia uscita dalla cantina del produttore. Potrà conoscere inoltre il suo percorso, e con la certezza che nessuno ne ha modificato il contenuto.
Il CEO di Guardtime è convinto che l’idea sarà un successo sicuro, portando innovazione nel mondo del vino:
Questo utilizzo è l’esempio perfetto dei benefici delle tecnologie anti manomissione, combinate con le informazioni non modificabili sulla provenienza delle bottiglie
Qui entra in gioco la blockchain, garantendo che le informazioni sulla provenienza e le tappe del viaggio dalla cantina alla tavola non siano modificabili. Ed è un aiuto a tutta la filiera del commercio del vino, rendendola più solida e meno soggetta a manipolazioni. Processi di questo tipo semplificheranno il lavoro degli operatori, dai distributori ai trasportatori, che per evitare truffe e manipolazioni sono costretti ad una burocrazia sempre più pesante. Proteggere il vino con blockchain e dispositivi digitali sta diventando la strada da seguire.
Oggi l’export mondiale del vino vale attorno ai 35 Miliardi di $; rendere più sicura la filiera e più snelle le procedure migliorerà l’efficienza di tutto il settore. Ancora siamo lontani da un utilizzo su larga scala di questi sistemi, ma le aziende che offrono soluzioni tecnologiche stanno aumentando, diventando sempre più esperte nel settore specifico della filiera del vino.
È un risultato di cui beneficeranno sia le aziende del wine business che tutti coloro che avranno competenze in entrambi i campi, vino e tecnologia.