Magari non ci pensate, ma prima del 2005 c’era un mondo del tutto differente, dove l’analogico la faceva ancora da padrone e la rivoluzione digitale era appena iniziata, e parlare di evoluzione del wine business sembrava una assurdità.
Rivoluzione 2,3,4.0
Eppure se ne sentiva in lontananza il rumore come il rombo dell’onda alta che arriva e poi spazza via tutto, ombrelloni e ombrellini compresi. Solo pochi sopravvissero alla bolla delle dot-com del marzo 2000, e quei pochi impararono la lezione.
Qualcuno la imparò meglio degli altri.
Facebook nasce nel 2004, un’applicazioncina che Zuckerberg faceva girare solo nei college americani per guardare i vecchi compagni di scuola. Al pubblico inizia a comparire nel 2005 ed era utilizzabile solo da desktop. Oggi ha 1,5 miliardi di utenti.
Nel 2005 non c’erano nemmeno gli smartphone, visto che il primo iPhone è del 2007 e l’iPhone 3G del 2008, l’anno di uscita di Android.
Per guardare video, e soprattutto per caricare i propri in rete, bisogna aspettare che sia inventato YouTube nel 2005, ed abbiamo smesso di andare da Blockbuster dal 2007, quando Netflix, che era nata nel 1997 come piattaforma di noleggio dei film, ha iniziato a fare streaming del proprio catalogo.
Twitter è del 2006, e Microsoft ha dismesso MSN Messenger nel 2012, dopo 13 anni di onorato servizio. Whatsapp nasce nel 2009.
Economia virtuale ma concreta
Vogliamo altro? La più grande catena di alberghi mondiali è AirBnB, nata nel 2007, ad oggi conta oltre 12.000 città in 200 paesi differenti, mentre Uber, la contestatissima compagnia di trasporto privato, è la più grande flotta del mondo con 160.000 autisti nei soli Stati Uniti, ed è stata fondata nel 2009. Il Kindle di Amazon, per leggere libri digitali, è stato lanciato nel 2007, Tesla, fondata nel 2003 da Elon Musk, è l’azienda più innovativa al mondo, ed un mestiere del futuro sarà la programmazione del software per autopilot.
Transazioni finanziarie, acquisto di beni e servizi, possibilità di comprare prosciutto di montagna o vino della Valtellina insieme ad un libro e un aspirapolvere; il tutto seduti sul divano direttamente dal proprio smartphone: sono solo alcune delle cose che oggi possiamo fare.
Fino a 15 anni fa non potevamo, e forse qualcuno ha iniziato a farle solo dal 2020, l’anno della pandemia. Kodak e Blockbuster non esistono più.
Il mondo del lavoro è cambiato, si sta modificando sempre più velocemente nonostante vecchie cariatidi del capitalismo dell XIX secolo ancora cerchino di combattere per non vedere stravolto il proprio ruolo. Evoluzione del wine business significa cambiamenti nella produzione, nella commercializzazione, nella comunicazione. Nel modello di vendita e di fruizione da parte del consumatore.
Anche il mondo del commercio è cambiato radicalmente, con altre regole, altri modi di trovare nuovi clienti, diversi modi di effettuare pagamenti.
Consapevolezza digitale
Economia condivisa, lavoro da remoto, finanza digitale, erogazione di servizi di telecomunicazione, di assistenza, corsi gratuiti o a pagamento per imparare quasi qualunque cosa. Certo, è importante trovarsi pronti davanti alla prossima bolla finanziaria, che potrà riguardare le applicazioni per l’e-commerce o i corsi online, le piattaforme di condivisione dei documenti o i sistemi di monitoraggio per i vigneti.
Ma è proprio per questo che è necessario avere coscienza di quel che sta avvenendo, soprattutto un imprenditore o un artigiano non può essere solo un utente passivo della tecnologia. Restare al passo con il mondo attorno a se, guardare come accelera l’evoluzione del wine business con sguardo critico, senza per forza abbracciare tutte le piattaforme, tutti i cambiamenti, tutte le evoluzioni.
Avere una maggiore conoscenza di quanto accade, quali strumenti sono utili e quali no, significa porre attenzione alle novità senza farsene attrarre in modo inconsapevole. Non tutto è utile, qualcosa è addirittura dannoso, ed ogni soluzione va bene solo se calata nel proprio ambiente, nella propria cantina, nel proprio territorio. La tecnologia digitale non va abbracciata, va accompagnata per farle fare lo stesso nostro cammino, il rischio è che siamo noi a seguire lei. Prendete ad esempio la tecnologia degli NFT, una cosa a tutta apparenza inutile ma che potrebbe essere usata per combattere la contraffazione delle bottiglie di vino. Oppure per promuoverlo ed entrare in un nuovo sistema digitale, ma occorre imparare ad usarle.
Tutte le tecnologie nuove, non per forza digitali, possono essere pericolose e nascondere truffe e insidie; il rischio è di perdere soldi e credibilità con progetti fallimentari. Ma per questo ho scritto che la tecnologia va accompagnata, va studiata, va adattata al nostro corpo come un vestito. Se leggete questo mio post lo troverete critico, ed era proprio quello lo scopo: mai gettarsi a capofitto nella novità solo perché è nuova.
Però non mi venite a dire che il mondo non è cambiato, o che nel vostro settore i cambiamenti non si possono fare. Non mi venite a dire che il vostro settore è differente, che la rivoluzione digitale va bene per gli altri ma non per voi.
Rischiate di fare la fine del venditore di ghiaccio.
Nota: vi consiglio di dare un’occhiata a questo video di Marco Montemagno, dura 5 minuti e lo spiega molto meglio di me.