Se siete una cantina vinicola e pensate che per creare il proprio wine brand basti qualche post su Facebook ed un paio di foto su Instagram, state sbagliando.
Se è vero che bisogna pescare dove ci sono i pesci, occorre capire che nei social network ci sono molti tipi di animali, non tutti sono pesci a cui piace il vino. Il posto giusto per andare a cercare nuovi clienti e nuovi estimatori dei propri vini è il mercato dove il vino viene venduto. E se l’immagine vale più di cento parole, a volte può annoiare come se fossero mille.
Ed essendo ormai quasi alla fine anche la seconda decade del Terzo Millennio, il vino viene venduto online. Non dovunque, certo. In UK ad esempio l’11% del vino viene acquistato sui canali di e-commerce, mentre in Italia non raggiunge lo 0,5%. Questo vuol dire che ci sono enormi possibilità di movimento e di crescita, in questo settore, a patto di comprenderlo bene.
I cosiddetti blockbuster del vino, come Amazon o Uber Eats, sono i grandi supermercati, dove si trova sia il vino meno pregiato che etichette di alta qualità. Stare dentro uno di questi mercati, a meno di avere numeri produttivi veramente alti, dell’ordine del milione di bottiglie l’anno, potrebbe non avere molto senso. La concorrenza è enorme, e soprattutto ogni prodotto è sottoposto alle regole nascoste dell’algoritmo della piattaforma, come succede su Facebook o su Instagram.
Questi due social hanno però il vantaggio di poter creare una comunità di fans, di appassionati, di innamorati di vini di nicchia; questo vuol dire che si trovano community di chi è appassionato di vini naturali, di spumanti, chi beve solo Cabernet Sauvignon e chi solo Inzolia.
Cara azienda vinicola, crea il tuo wine brand
La maggior parte di questi consumatori probabilmente non saprebbe riconoscere la differenza tra un vino da 7€ ed uno da 37€; quindi continuare a parlare di riconoscimenti olfattivi, di tannini o morbidezza, potrebbe non avere più molto senso, almeno per il consumatore medio. Brand e vitigno, dopo il prezzo, sono i fattori trigger per la scelta della bottiglia, ossia sono i parametri che fanno preferire una cantina invece di un’altra.
Quindi, quali possono essere tre fattori per innovare e rinfrescare il proprio brand?
- Trasparenza
- Comunicazione visuale
- Packaging
Non occorre necessariamente costruire una storia di altissimo livello; è invece importante essere definiti, dire esattamente chi è l’azienda che produce quel vino, cosa sta facendo, dove sta andando. Essere trasparenti significa mostrare esattamente la propria idea ed il proprio stile, non solo nel vino ma anche in altri aspetti della vita. Mostrare quali sono i valori e le passioni.
Se un vignaiolo è appassionato di fantascienza, poniamo, perché non sfruttare questa passione per promuovere il proprio vino?
Creatività nel vino
Ad esempio, Casa Rojo, azienda vinicola spagnola, per la linea di vini Musso ha ideato tre etichette dove vengono rappresentate le pietanze che più si abbinano con quei vini. Quindi un pesce per il rosato, una aragosta per il bianco, un maiale per il rosso. Immediato, chiaro, fornisce subito una indicazione all’acquirente, quasi lo forza nella scelta. Anche altre linee dell’azienda di Valladolid puntano molto sulla storia raccontata dalle etichette. È quel che serve per creare il proprio wine brand.
Oppure Little Black Dress Wines, rivenditore ed imbottigliatore, che fa ruotare il proprio brand attorno al mondo della moda, il cui slogan è: Facciamo di LBD un accessorio per ogni occasione. Ha un tasso di crescita del 60% annuo. Ancora, Ferro13, le cui etichette sono legate al mondo dei nerd e vini con nomi come Hacker, Link, Hipster.
Anche il packaging sta cambiando: dai vini in lattina a quelli in bag-in-box, dagli assaggi nelle ampolle alle bottiglie colorate, il contenitore sta acquistando sempre più importanza nella scelta del vino.
L’ e-commerce del vino crea la community
Le grandi guide, le riviste dove trovare le note di degustazione, sono utili per un pubblico di esperti ed appassionati, ma certo non sono il punto di riferimento per il consumatore da supermercato o per le nuove generazioni.
Questi ultimi, chiamiamoli Millennials per comodità, le notizie le recuperano in Rete con il proprio smartphone. E per quanto riguarda il vino, le communities che si formano nelle piattaforme di e-commerce del vino come Vivino sono i veri wine influencers. Perché fidarmi di un critico famoso, che è abituato a bere vini da 30€ in su, quando i miei amici (reali o virtuali) bevono gli stessi vini da 7€ che bevo io?
Perché leggere note di degustazione e abbinamenti perfetti, quando voglio comprare vino per una nottata con gli amici a fare binge watching dell’ultima stagione di Breaking Bad?
Il linguaggio del vino italiano ha il bisogno di conformarsi a quello moderno, mentre spesso sembra di leggere recensioni di qualche decennio fa. L’immagine del vino in Italia è legato alla sua cultura, ma invece di farla diventare un fattore di crescita del proprio wine brand, rischia di essere solo una palla al piede che ne frena le potenzialità.
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