L’agenzia Studio Cru si occupa di marketing, di creazione di eventi, di comunicazione del vino. Nel pieno periodo di lockdown anche chi si occupa di pubblicità e di comunicazione ha dovuto per forza fermarsi. Nell’intervista del 31 marzo 2020 a Michele Bertuzzo, co-founder e Project Manager e che potete ascoltare nel mio podcast The Digital Wine, l’ottimismo però non manca.
Naturalmente, spiega Michele, gli eventi che dovevano svolgersi tra marzo e maggio, sono diventati virtuali. Questo significa che le aziende hanno spedito la campionatura dei vini direttamente ai giornalisti e ai critici del vino. Poi un appuntamento tramite Skype o Zoom per assaggiare, insieme ma distanti, la stessa etichetta.
…non è una cosa molto semplice, produttore e giornalista non avranno davanti esattamente lo stesso vino, ma due bottiglie diverse dello stesso vino. Con tutte le differenze che ci possono essere tra una bottiglia ed un altra. Ma è stata una scelta forzata, naturalmente, che comunque ha dato i suoi frutti
Per due mesi siamo stati tutti fermi, non solo in Italia ma praticamente in tutto il mondo. Quindi turismo e ristorazione bloccati, con tutti i problemi crescenti che si possono immaginare. Qualcosa comunque si potrà imparare, da questa crisi sanitaria mondiale.
e-commerce del vino e timori
La vendita diretta, il Direct To Consumer, ha avuto una forte accelerazione, soprattutto il commercio online. Potrebbe essere quindi un momento di passaggio, un prendere coscienza da parte anche delle cantine vinicole che l’e-commerce e la Rete in genere possono contribuire alla loro crescita. Potete leggere qui come vedo l’uso della tecnologia per la vendita del vino.
Chi si occupa di comunicazione del vino come a Studio Cru, ha un osservatorio puntuale nelle cantine; per questo la risposta di Michele non mi stupisce, confermando una mentalità diffusa nel mondo del vino:
Le cantine hanno visto che l’e-commerce funziona bene, e molte hanno anche un proprio shop online. Ma non hanno molto desiderio di pubblicizzarlo, per non fare concorrenza ai classici canali dei loro agenti o distributori. Questi infatti vedono l’e-commerce come un concorrente, anziché come un alleato. E naturalmente la speranza è che si torni presto a consumare vino al ristorante e comprarlo in enoteca o al supermercato.
Una cosa che naturalmente speriamo tutti, perché vorrà dire che l’emergenza è davvero alla fine. E non dimentichiamo che a tutto si aggiunge il problema dello stoccaggio del vino nuovo. La vendemmia si preannuncia abbondante e se in altri anni questo sarebbe un evento positivo, quest’anno la cosa è accolta con meno gioia del solito.
Nelle cantine c’è ancora tanto vino dell’annata precedente. Non tutto il vino del 2019 infatti è stato imbottigliato, visto che non si riusciva a venderlo, e botti, tini e magazzini sono pieni di vino che non si sa se, quando e a quale prezzo potrà essere venduto.
…l’impressione che abbiamo oggi è che di certo ci sarà un grande cambiamento, delle mutazioni di medio-lungo periodo importanti. Una politica di governo lungimirante dovrebbe prendere queste tendenze e cercare di accompagnarle ed agevolarle.
Il turismo del vino e le sue strade
E poiché Studio Cru ha la propria sede nel Veneto, il più importante produttore italiano di vino per volume ed export, non posso evitare di parlare delle Denominazioni e delle Strade del Vino. Un periodo in cui siamo tutti fermi, che dovrebbe essere usato anche per programmare ripartenza e futuro.
Ma purtroppo concordiamo, Michele ed io, nel dire che il passato non ci fornisce un esempio positivo, e che bisognerà fare qualcosa di diverso. Troppe denominazioni e troppa confusione, mi conferma, e forse non servono realmente per aiutare a venderlo, il vino. E l’enoturismo, altra ricchezza dell’indotto di questo mondo, soffrirà anche dopo se non si trovano soluzioni migliori di quelle esistenti. Abbiamo visto che anche in questa fase 2 che stiamo attraversando, gli spostamenti sono limitati. La cantina invece offre un posto dove si può ricominciare a stare in intimità ma senza assembramenti pericolosi, proprio perché gli afflussi sono già limitati normalmente. Sarà un gran lavoro per chi si occupa di comunicazione del vino e diffusione del brand:
…una razionalizzazione delle strade del vino è necessaria; la strada del vino dell’Alsazia è lunga 90 km, attraversa un’intera regione importante con tante varietà, tante sottozone, ma una strada unica. Nel mio Veneto (e per la metà è anche il mio, NdA) ogni denominazione ha la sua strada, di queste la metà esiste solo sulla carta. Il coordinamento è scarso, non ci sono progetti condivisi, non c’è un’offerta unica per il turista soprattutto straniero.
E si, sulla promozione turistica va fatto davvero un grande ripensamento. Intanto a Studio Cru si preparano per ripartire, con iniziative e servizi che seguono le nuove tendenze.