Bancomat a Londra e distributori automatici di Prosecco

Una banca a Londra che diventa una enoteca, ATM trasformati in distributori automatici di Prosecco, il giorno della Brexit, ed il Consorzio che chiede il rispetto delle regole.

Se vogliamo, la vicenda di Vagabond e il Prosecco è tutta qui, ma vediamo per i più distratti di fare un breve riepilogo.

Un bancomat per i liquidi (ma non è denaro)

Vagabond è il marchio di una serie di enoteche londinesi, situate nei posti più cool della capitale del Regno (più o meno) Unito; aperta nel 2010, offre vini di alto pregio, ambienti confortevoli. Premi vinti ed un nome che circola negli ambienti dei wine lovers di Londra.

Santander è una banca spagnola, con molte filiali in Inghilterra; recentemente la sede di Monument a Londra è stata chiusa; al suo posto è stata aperta una nuova enoteca Vagabond, proprio nel cuore della City. All’esterno della filiale della banca, come sempre, c’era un ATM per il prelievo del contante. Dopo la trasformazione in enoteca, l’ATM di colore giallo è diventato un wine dispenser caricato a Prosecco,

Con la propria carta di credito, gli appassionati bevitori di Londra potranno gustare un calice di questo vino, molto popolare nel Regno Unito; il prelievo dei soldi avverrà tre giorni dopo l’acquisto. Non potrà essere usata più di una volta al giorno, quindi un solo calice ogni 24 ore.

Le proteste del Consorzio

Naturalmente il Consorzio del Prosecco ha subito alzato la voce visto che, per disciplinare, non può essere venduto alla spina. In realtà non è chiaro se all’interno del dispenser sia presente un serbatoio pieno di Prosecco o bottiglie che vengono spillate. In questo caso, sarebbe come andare ad un bar e chiedere un calice di vino.

Il presidente del Consorzio del Prosecco DOC, Stefano Zanette, ha rilasciato una nota di protesta:

In relazione alla notizia apparsa sulla stampa relativa all’installazione di un distributore di “Prosecco” a Londra, il Consorzio di tutela del Prosecco DOC interviene spiegando: “si tratta evidentemente di una frode nei confronti dei consumatori inglesi, oltre che un serio danno di immagine per la nostra denominazione. La prima segnalazione alle autorità inglesi, operata dai nostri uffici, risale a metà della scorsa settimana, non appena il Consorzio ha avuto evidenza della cosa. Il Consorzio si è attivato, inoltre, con i propri legali, al fine di contestare l’illegittimo riferimento alla denominazione Prosecco apparso sul distributore londinese. Con l’occasione il Consorzio ribadisce che, al netto di quanto accaduto nel Regno Unito, agirà in tutte le sedi contro chiunque, in Italia e all’estero, continuerà a somministrare del vino alla spina vendendolo come “Prosecco”, cosa non ammessa in alcun modo dal disciplinare vigente.

Che il Prosecco, grazie alla sua popolarità, sia tra i vini più venduti è chiaro e noto.  D’altra parte, quando un prodotto conquista un mercato, è naturale che vengano messi in giro anche prodotti falsi, contraffatti o semplicemente fatti male. Si è visto con la pasta, la mozzarella, il Parmigiano; il Prosecco purtroppo non fa differenza. Qui però non si parla di contraffazione, ma del fatto che il disciplinare vieta la vendita di Prosecco sfuso. 

Però non è limitando il numero di canali di vendita che si protegge il marchio, e nemmeno appellandosi a normative nazionali. Il fattore Brexit non fa altro che rendere più complicata la vicenda; il nome Prosecco è ancora in uso per i vini prodotti da glera in Australia, come spiegavo anche in questo post su Storie del Vino.

Distributori digitali, una spinta per l’innovazione del vino

Sembra ancora la vecchia storia del venditore di ghiaccio, sparito dopo l’invenzione del frigorifero, a tutti gli effetti un distributore di ghiaccio in casa. Si sta ripetendo con le edicole, costrette a vendere gadget per bambini a causa della frenata dei quotidiani cartacei. È un momento di rivoluzione digitale, anzi questo momento è iniziato ormai parecchi anni fa, e chi non ha saputo vedere un po’ più lontano, rischia di restare a bocca asciutta.

Non cambiano solo le tecnologie, ma soprattutto i modelli di business, chi non sa adattarsi rischia grosso. Basta rileggersi questo post sulla vicenda di Naked Wines, guarda caso del Regno Unito anche loro.

Naturale che si cerchi di difendere il proprio mercato, il proprio prodotto. Ma in questa vicenda, sinceramente, non vedo nulla di dannoso, nulla di scandaloso. Se si parla di percezione della qualità del vino, forse non si sta pensando che i consumatori stanno cambiando, andando verso un mercato di consumo immediato, veloce e facile. E se poi quel vino è piaciuto, si può sempre acquistarlo online. Da tutta questa storia, le più preoccupate dovrebbero essere le enoteche tradizionali, non i produttori di Prosecco.

Credo invece che quando si aprono nuovi mercati, occorra approfittarne. I distributori automatici di Prosecco potrebbero invece essere una opportunità.

Perché, ad esempio, non creare una partnership con Vagabond, diventando fornitore ufficiale del Prosecco, organizzando degustazioni, raccontando il lavoro dei vignaioli del territorio?

Perché non sfruttare l’occasione per rendere il vino versato dai distributori automatici di Prosecco più controllato rispetto a quello venduto nei bar, ad esempio?

Credo che gli esperti di marketing potrebbero trovare soluzioni migliori di queste che ho scritto qui. Invece, non l’hanno fatto, ed il consorzio si è semplicemente appellato ad una normativa nazionale.

Nell’era digitale, opporsi a nuovi canali di vendita, a nuovi modelli di business, non è esattamente una idea vincente. Il rischio è restare indietro e perdere terreno in mercati che si credevano consolidati. Al Consorzio del Prosecco DOC questo dovrebbero capirlo, sfruttando l’occasione per valorizzare il loro ottimo prodotto.

 

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