Anche una cantina vinicola prestigiosa come Château Laffitte Carcasset ha adottato una etichetta con la Realtà Aumentata.
Il vino è il Le Corsair 2016, 60% Cabernet Sauvignon e 40% Merlot, e racconta la storia di un personaggio storico, Jean Laffitte, vissuto nel XVIII secolo.
Etichetta parlante con la AR
L’etichetta è stata realizzata grazie a POSQA, una start-up che si dedica a progetti di AR, ed usa una app di SnapPress; l’idea di Laffitte è quella di portare la Generazione X ad apprezzare i propri vini catturando i giovani con questa tecnologia.
Sono circa 500 ormai le aziende vinicole che aggiungono tecnologia AR sulle etichette delle loro bottiglie.Il motivo è che le generazioni più giovani si sentono annoiate dal vino, ne hanno una percezione noiosa, pomposa. Così si usa la Realtà Aumentata per il vino, una etichetta per concentrare l’attenzione sul contenitore e non sul contenuto.
È un po’ come le figurine che si trovavano nei formaggini, o i piccoli regali nel pacchetto delle patatine; probabilmente negli anni ’60 e ’70 non avremmo mangiato tanti formaggini o tante patatine se non ci fossero stati questi gadget ad attrarre la nostra attenzione.
L’obiettivo naturalmente è produrre il vino per poi venderlo; in questo modo i consumatori sono attratti dalla bottiglia, non dal vino. Se sia etico, giusto o irrispettoso a dire il vero non lo so. In realtà non so nemmeno se questo metodo aiuta a vendere più vino, non ci sono dati che consentano una analisi. Sicuramente alcuni casi hanno fatto molto parlare di se, potete leggere di più in questo post.
È però un fatto che la AR sia in forte espansione, il più famoso caso è quello di Pokemon GO, con gente che andava in giro guardando lo smartphon per acchiappare i pupazzetti. Se però compagnie come Coca-Cola nel 2018 e Fanta nel 2019 si sono spinte ad usare la AR, significa che questa tecnologia può avere un futuro nel marketing.
Immagini polverose contro immagini aumentate
Il vino, come dicevo, soffre di un problema di immagine, in particolare i vini europei si portano appresso un’aria polverosa e con poco appeal. Il modo di proporre il vino è sempre lo stesso, e le etichette non brillano per inventiva. I consumatori però sono cambiati, e se non si corre ai ripari le nuove generazioni si dirigeranno verso altre bevande.
Già oggi il mercato delle birre artigianali, meno legato a tradizioni nella forma delle bottiglie e delle etichette, sta crescendo in modo importante. Per non parlare di liquori particolari, i cosiddetti liquori boutique, forse non ottimi ma sicuramente attrattivi.
La Realtà Aumentata sulle bottiglie di vino
Quindi, la Realtà Aumentata per il vino è un metodo per modernizzare questo mercato. Il packaging, ossia la bottiglia o la cassa del vino, riceve quell’interesse che il vino contenuto rischia di non avere più.
E si noti soprattutto che le aziende vinicole più attive nell’uso della AR sono quelle dei nuovi mondi del vino, Australia e Nuova Zelanda prima di tutti. Per questo l’uso della Realtà Aumentata per il vino di Château Laffitte Carcasset è importante, perché è il primo packaging AR del vino del vecchio mondo. La realizzazione non fa gridare al miracolo, in realtà. È una semplice animazione riprodotta sull’etichetta quando viene visualizzata tramite lo smartphone. Ma considerando l’attaccamento alla tradizione dei vini di Bordeaux, è un gran passo avanti.
L’AR ancora è sottoutilizzata come tecnologia e innovazioni come questa sono troppo spesso un lampo nel mercato prima che la normalità riprenda. Molti esperti del settore hanno messo in guardia sulla capacità di resistenza dell’AR. Un altro punto da ricordare è che la stragrande maggioranza delle marche di vino, al di fuori dei più grandi produttori, opera con costi operativi elevati e profitti bassi.
L’impiego di una tecnologia costosa con scarsi risultati garantiti può essere visto come un rischio troppo lontano. Tuttavia, ora tutti guarderanno con attenzione l’accoglienza del mercato a Chateau Laffitte Carcasset, per ogni evenienza.
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