Tra le cose che questa emergenza ha fatto emergere, non la più importante sia chiaro, c’è l’uso della tecnologia, dai big data al 5G, e prima o poi si dovrà adattare il vino al mondo digitale.
Il mondo è digitale
Chi ha potuto, chi può, sta lavorando in smartworking ormai da qualche settimana, e per molti è la prima volta. Il computer era semplicemente uno strumento di lavoro, con cui usare qualche applicativo aziendale o un foglio di calcolo. Ora si scopre strumento di comunicazione, alternativo alle riunioni di lavoro, con cui si possono fare praticamente tutte le cose che si facevano in ufficio.
Non tutto è digitalizzabile, naturalmente: il lavoro fisico continua ad essere non sostituibile in molti settori, e difficilmente potrà essere svolto da un robot o da una Intelligenza Artificiale. Per ora.
Ma anche all’interno di settori dove il lavoro manuale è fondamentale, alcuni processi possono (potrebbero) essere svolti da apparati meccanici o, meglio ancora, digitali. Per quel che riguarda l’agricoltura ho già detto, potete leggere il mio post qui.
Ma come si può adattare il vino al mondo digitale?
Parlavo qualche giorno fa con un amico enotecario, qui a Roma, gli avevo telefonato per sapere se faceva consegne a domicilio. Il sito web dell’enoteca non riportava nessuna informazione a riguardo, le uniche informazioni erano demandate ad una pagina facebook poco aggiornata.
Mi ha risposto che si, fanno consegne a domicilio, ma non avendo un corriere dedicato sono limitati ai clienti che abitano non troppo lontano dal negozio. E se volevo un listino, lo stavano preparando per inviarlo via email a chi lo richiedeva.
Altre enoteche mi hanno detto più o meno la stessa cosa, davvero pochi offrono la possibilità di acquistare online. Mettere in piedi un e-commerce non serve a molto, se non si ha una logistica studiata per le consegne che, fin quando non verrà inventato il teletrasporto, dovranno per forza avvenire a mano.
Andare oltre la pagina social
Non sto dicendo che tutte le enoteche siano (poco) organizzate allo stesso modo, o forse sono io che frequento enoteche piccole.
Ma anche alcune enoteche di una certa rilevanza non hanno un vero e proprio e-commerce, solo una lista praticamente in formato testo. Insomma, un panorama non molto roseo.
Di certo lasciare la propria comunicazione e il proprio business solo su una pagina social, non aiuta. O meglio, aiuterebbe se si sfruttassero le potenzialità che offre la piattaforma. Ma questo vuol dire aver investito qualche migliaio di euro per farla funzionare bene, mentre spesso si è lasciato fare alla propria inventiva o a qualche amico ‘smanettone’. Sembra proprio che il vino ed il mondo digitale siano ancora piuttosto distanti.
È normale che con questo panorama le piattaforme dedicate al commercio online del vino crescano a doppia cifra. Chi non aveva mai acquistato online oggi la vede come unica risorsa. Certo, i tempi di consegna non possono essere rapidi come al solito, ma per una bottiglia di vino si può aspettare anche una settimana in più.
Il vino non è un bene essenziale, ma lo è la sua vendita sicuramente, per chi lo produce e per chi fa parte della filiera. Con i ristoranti chiusi e i supermercati con la fila di fuori, il vino potrebbe iniziare ad avere qualche problema. E con esso, tutti coloro che partecipano a questo settore.
Le aspettative del vino dal digitale
Il paper di Liv-Ex, uno dei maggiori marketplace dedicati al vino, fornisce qualche spunto interessante. L’81% dei traders del vino si aspetta un miglioramento dalla tecnologia. E questo miglioramento dovrebbero aspettarselo, anzi desiderarlo, anche i produttori e gli stessi wine shop.
La tradizione del vignaiolo, a volte troppo iconoclasta, non va eliminata, ma solo modificata. Nessuno impedisce di continuare a lavorare la vigna in un modo tradizionale, o artigianale, specialmente se le dimensioni non consentono l’uso di attrezzature meccaniche.
Ma la situazione di emergenza in cui ci troviamo tutti quanti, in tutto il mondo, dovrà necessariamente portarci alla modifica di alcune abitudini. Le persone più avanzate digitalmente avevano già l’abitudine a lavorare usando videoconferenze e condivisione dello schermo. E naturalmente avevano già anche l’abitudine ad acquistare online vino, birre o generi alimentari.
Purtroppo questa tragedia mondiale ci ha messo tutti quanti di fronte al fatto che la nostra vita è cambiata, ed anche dopo che sarà passata, non torneremo come prima.
Restando nel campo della tecnologia, e del vino, tutti i componenti della filiera vinicola dovranno modificare alcune delle proprie abitudini e dei propri modelli di business. Sono gli stessi consumatori questa volta a indirizzare i cambiamenti. Le possibilità che offre la tecnologia digitale, che non si limita al solo e-commerce, sono molteplici, e tutte in rapido sviluppo.
Dalla produzione alle visite in cantina, dai wine club alle degustazioni a distanza, ci sono numerose possibilità per raggiungere un numero sempre più grande di wine lovers.
Non è questo il momento di adattare il vino al mondo digitale; in questo periodo si risolvono i problemi giorno per giorno.
Chi ci ha già pensato e si è adeguato, probabilmente ha una marcia in più. Per tutti gli altri, questo è il momento di iniziare a pensare a cosa fare dopo, sapendo che dopo sarà tutto diverso.
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels