Il mercato di cibo e vino è in continuo movimento, ed il report annuale di CB Insight fornisce le indicazioni su cosa stiano facendo i grandi brand.
Il solito grafico a quattro settori indica i movimenti e le evoluzioni delle aree più promettenti. Potete leggere il report completo di CB Insight a questo link; in questo post prenderò in considerazione solo alcuni di questi trends:
- GDO produce i propri marchi
- Commercio vocale
- Amazon distribuisce il Direct To Consumer (D2C)
- Punti vendita alternativi
- Blockchain
- Robot Magazzinieri
- Confezioni connesse con la IoT
- Packaging ottimizzato per vendita online
Delle proiezioni di CB Insight avevo già parlato qualche mese fa, potete leggere questo post e poi tornare qui.
Analizziamo brevemente alcune caratteristiche del nuovo marketing del mercato del cibo e del vino.
Assistenti vocali per il mercato di cibo e vino
Ho già scritto sull’utilizzo degli assistenti vocali, soprattutto nella ricerca di un vino, di un ristorante o di una cantina. Quando iniziano ad entrare in campo giganti come Amazon o Google, il gioco però diventa più complesso. Nel 2018 solo il 2% dei possessori di Alexa hanno fatto almeno un acquisto usando l’assistente vocale, e comunque stiamo parlando di un milione di persone.
Per aumentare la tendenza, Amazon sta incentivando le aziende di beni in scatola, come Kellog’s, Coca Cola, General Mills, con contratti speciali per utilizzare il suo assistente vocale. Anche Alibaba sta attuando la stessa politica, in un anno il commercio via vocal assistant è notevolmente aumentato. Il rischio per le CPG (Consumer Packaged Goods) è di affidare i dati dei propri clienti ad Amazon, Alibaba e Google, e quando questi inizieranno a produrre beni di consumo con i propri marchi, per loro inizierà una partita complicata. Il mercato di cibo e vino potrebbe spostarsi verso i big players.
Blockchain per gestire la filiera
L’algoritmo più discusso sta diventando il fulcro della gestione di filiera. Le multinazionali del Food&Beverage hanno le capacità, soprattutto finanziarie, per implementare questa tecnologia; d’altra parte, i produttori più piccoli possono avvalersi delle Big Tech che vedono in questo settore un mercato in espansione. Aziende come Wallmart, Nestlé, Unilever, hanno stretto un accordo con IBM per implementare la Blockchain nella propria supply chain. Uno degli argomenti più convincenti per l’uso della BC è il controllo della sicurezza e della sanità del cibo trasportato. Molto di questo naturalmente è marketing puro e semplice, almeno fino a che la catena non controllerà tutti gli aspetti della produzione. Anche la Cina sta investendo in blockchain, dove Alibaba sta collaborando con PwC per la tracciatura dei propri prodotti. Uno dei maggiori clienti è la Nuova Zelanda, con il gigante del formaggio Fonterra.
Packaging e IoT
Dotare una confezione di latte, o un cartone di vino sfuso, di un dispositivo RFID, non serve solo a tracciare il pacco. Può raccogliere i dati del consumatore, e soprattutto inviare una richiesta, magari usando un assistente vocale, quando il contenuto è prossimo a finire. In questo modo non si chiede più ai consumatori di parlare dei prodotti sui canali social, perché i dati di acquisto e di consumo verranno inviati direttamente dalla scatola di fiocchi d’avena che abbiamo in dispensa. Il gigante degli alcolici Pernod Ricard sta già iniziando a tracciare dove e quando i propri prodotti vengono consumati, direttamente chiedendolo alle proprie bottiglie.
Qui il rischio, oltre a quello evidente per la privacy, è che i clienti non abbiano più necessità di visitare i negozi offline, e forse nemmeno il sito web del produttore. In pratica, anche nel mercato di cibo e vino, chi gestirà i dati sarà il vero padrone.