Quando ho aperto questo blog, immaginavo la potenzialità delle tecnologie digitali per il mercato del vino.
Le piattaforme dove si acquista vino online si moltiplicano, nascono app dedicate al vino, nella time line dei wine lovers americani o australiani si vedono etichette nuove e bicchieri pieni. Tutto quel che è collegato al vino, turismo ed accoglienza, può approfittare della potenza dei canali social e delle piattaforme di prenotazione online.
Sull’altro piatto della bilancia abbiamo l’opinione che le aziende vinicole hanno dell’innovazione tecnologica, che è estremamente bassa.
L’uso dell’e-commerce si stabilizza attorno all’1%, mentre su YouTube i canali dedicati al vino fanno non più di un migliaio di visite.
Nessuna blog star fra i Wine Blogger
Sono in aumento le vendite dirette del vino, ma il canale online non viene nemmeno preso in considerazione. Nel 2015 faceva poco più dello 0,2% del totale del mercato.
Negli USA il mercato online va appena un po’ meglio, con un 4% di quota online sul totale venduto, ma lì hanno delle difficoltà oggettive dovute alla legislazione in fatto di alcolici. Gran Bretagna, Francia e Spagna sono attorno al 10%.
Un potenziale di vendite che quindi sembra faccia fatica a decollare. In generale, il vino su Internet non ha un grande appeal.
Le blog-star che sono diventate famose vengono tutte dal mondo dei viaggi, della moda e del cibo; escludendo qualche guru che era già un nome importante prima di Internet, è raro davvero trovare un wine blogger che venga chiamato per sponsorizzare un brand come accade invece ai suoi colleghi del fashion, del food, del travel.
Comunicazione digitale del vino
Ma è davvero tanto difficile avvicinare il mondo vinicolo a quello tecnologico? Sembrerebbe di si, se anche un personaggio come Paul Mabray lo scorso anno ha dovuto vendere VinTank ad Avero, piattaforma dedicata soprattutto al mondo dell’accoglienza.
E’ proprio leggendo il post di commiato di Paul che mi sono reso conto che, forse, le domande da fare agli imprenditori del vino debbano essere altre.
Un produttore ha una capacità di produzione ben definita, con tempistiche che sono sempre le stesse: vendemmia, produzione, imbottigliamento, tutto va da fine agosto ad aprile; se la vigna misura 10 ha, più di quel numero di ettolitri non si potranno produrre, e verranno messi in bottiglia non prima della solita data.
L’Italia è piena di piccole aziende agricole e vinicole con una dimensione media di 10 ha; un’azienda da 25 M€ di fatturato ha naturalmente altre strategie di marketing.
Ecco allora tre suggerimenti sull’uso delle tecnologie digitali per le piccole cantine:
- Una mappa digitale con l’indicazione dei percorsi panoramici ed alternativi e dei punti di interesse (POI) come musei, monumenti, da scaricare direttamente dal sito del produttore o tramite un QR-Code stampato in etichetta;
- Filmati su YouTube che rappresentino la storia dei posti rappresentati sulla mappa, con l’indicazione delle strade da percorrere;
- Coupon di sconto per gli iscritti alla newsletter, da usare in alberghi e ristoranti del circondario
La produzione di vino segue ritmi che sono sempre gli stessi, e non è possibile modificarli, ma ci sono tutti i servizi collegati, come accoglienza, turismo, degustazioni, nuovi canali di vendita.
Se è vero che la maggior parte dei piccoli produttori italiani che imbottigliano in cantina vendono almeno il 60% del prodotto a enoteche e ristoranti oltre confine, avere un canale social ed un sito web ben gestiti, magari bilingue, è indispensabile.